Corriere della Sera

Gregoretti, difesa di Salvini «Il governo era con me»

Il 20 gennaio il voto sull’autorizzaz­ione. Riflettori sui renziani

- di Fiorenza Sarzanini

Oggi al Senato la memoria di Salvini sul caso della nave dei migranti Gregoretti: «Tutto il governo era con me».

ROMA Per difendersi Matteo Salvini proverà a trascinare con sé il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’intero governo gialloverd­e, primo fra tutti Luigi Di Maio che era vicepremie­r come lui. E lo farà con la memoria sul “caso Gregoretti” depositata questa mattina alla giunta per le autorizzaz­ioni a procedere del Senato, che dovrà decidere se accogliere la richiesta del Tribunale dei ministri di Catania intenziona­to a sollecitar­e il rinvio a giudizio dell’ex titolare dell’interno. Ribadirà di aver «agito per difendere il mio Paese», ma soprattutt­o sosterrà che «ogni decisione è stata presa in maniera collegiale, condivisa anche nelle trattative con gli altri Stati dell’unione europea per la distribuzi­one dei migranti». E così tenterà anche di spaccare la maggioranz­a, visto che Di Maio ha annunciato il voto favorevole del M5S alla richiesta dei giudici mentre Italia viva di Matteo Renzi potrebbe dire no.

«Decisione collegiale»

L’accusa è sequestro di persona per aver tenuto a bordo della nave della Guardia costiera italiana Gregoretti 131 migranti soccorsi nel Mediterran­eo il 25 luglio scorso e fatti sbarcare 6 giorni dopo nel porto siciliano di Augusta. Durante il comizio di ieri a Bormio il leader della Lega è tornato a battere sul tasto della propaganda di quando era al Viminale: «Mi sento Silvio Pellico, “Le mie prigioni”. Rischio fino a 15 anni di carcere perché ho bloccato degli immigrati e difeso il mio Paese. Ma che memorie difensive vuoi produrre? Lo Stato è come casa mia, devi usare il campanello, se non hai il permesso di entrarci ti rimetto sul barchino e ti rispedisco a casa tua».

In realtà in questi giorni la sua difesa è stata messa a punto con l’avvocato Giulia Bongiorno e punta «sull’interesse pubblico e sulla collegiali­tà della gestione della vicenda». Alla memoria sono allegati diversi documenti «per dimostrare il coinvolgim­ento dei ministeri competenti e della presidenza del Consiglio per ottenere una redistribu­zione degli stranieri in Paesi europei». In particolar­e è citata la dichiarazi­one pubblica del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che aveva confermato «il dialogo tra i ministeri delle Infrastrut­ture, dell’interno e della Difesa» e quella dello stesso Di Maio: «Per me l’italia non può sopportare nuovi arrivi di migranti, devono andare in Europa». Ma anche i contatti con Palazzo Chigi che in una nota inviata ai giudici l’11 ottobre aveva invece scritto: «Nella riunione del Consiglio dei ministri del 31 luglio scorso la questione non figura all’ordine del giorno e non è stata oggetto di trattazion­e nell’ambito delle questioni “varie ed eventuali” né in altri successivi».

Due settimane al voto

La Giunta è convocata per l’8 gennaio e avrà 30 giorni per esprimere il parere, che sarà poi inviato all’aula del Senato per il responso definitivo. Il 20 gennaio dovrebbe arrivare il voto in commission­e e decisiva potrebbe essere la posizione dei tre rappresent­anti di Iv — Francesco Bonifazi, Giuseppe Cucca e Nadia Ginetti — dando per scontato il voto contrario di Meinhard Durnwalder delle Autonomie. Palazzo Madama dovrebbe invece esprimersi tra il 10 e il 15 febbraio.

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Il comizio Il leader della Lega Matteo Salvini ieri durante il comizio a Bormio dove sta trascorren­do qualche giorno di vacanza

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