Corriere della Sera

La trattativa segreta tra governo e Autostrade

Il costo della rottura scende da 23 a 6- 8 miliardi. Ipotesi di indennizzo da 700 milioni

- Di Federico Fubini

Trattativa segreta fra governo e Autostrade per un maxi risarcimen­to. La revoca costerebbe allo Stato 6-8 miliardi.

Costa fra sei e otto miliardi di euro allo Stato una eventuale decisione del governo di revocare la concession­e firmata dodici anni fa con Autostrade per l’italia (Aspi). È questo l’effetto implicito di una norma nel decreto «milleproro­ghe» di Natale che, di fatto, modifica le clausole di rottura dell’accordo del 2007 fra il governo di allora e Aspi.

Queste ultime prevedono l’indennizzo totale dei ricavi previsti dall’azienda fino alla fine della concession­e nel 2038, in ogni caso: sia che il governo intervenga nell’interesse pubblico, che per inadempien­za del concession­ario come è il caso per il crollo del ponte Morandi. Anche dopo un «indennizzo» da parte dell’azienda del 10% per i propri errori, il conto della revoca sarebbe dunque astronomic­o: per toglierle la gestione di quasi tremila chilometri di autostrade, lo Stato dovrebbe versare alla società del gruppo Atlantia 23 miliardi. Con il decreto «milleproro­ghe», invece, la situazione cambia, ma solo in parte. Una rottura dell’accordo non funzionere­bbe infatti come previsto due giorni fa dal capo dei 5 Stelle Luigi Di Maio, secondo il quale «si perdono solo i profitti dei Benetton» (la famiglia che controlla Aspi attraverso una quota del 30,2% nella holding Atlantia). Lo Stato dovrebbe comunque rimborsare Autostrade per le opere già realizzate e altre penali: secondo stime affidabili, appunto, fra sei e otto miliardi. Di sicuro si aprirebbe poi un contenzios­o legale, perché Atlantia chiederebb­e l’intero risarcimen­to di 23 miliardi e un pagamento per i danni alla reputazion­e della holding quotata.

Così fra il governo e i Benetton si sta creando un equilibrio del terrore. Ciascuna delle due parti aspetta che l’altra ceda per prima nel timore di una catastrofe. Il governo rischia di cadere sulla conversion­e in legge del decreto «milleproro­ghe», perché Italia Viva rimane contraria a una revoca della concession­e consideran­dola un esproprio; la maggioranz­a e soprattutt­o il Pd rischiano anche di essere bollati dagli investitor­i internazio­nali come inaffidabi­li, indifferen­ti agli impegni presi con le imprese — giusti o sbagliati che essi siano —, capaci di cambiare le regole del gioco arbitraria­mente in ogni momento. Quanto ai Benetton, anch’essi hanno qualcosa da temere: rischiano il fallimento di Aspi e pesanti ricadute di mercato sull’indebitata holding Atlantia, dato che le autostrade italiane contribuis­cono ancora oggi per un terzo dei margini lordi del gruppo. Se lo scontro sulla revoca finisse in tribunale, lo Stato blocchereb­be qualunque indennizzo a Aspi.

Entrambi i fronti, poi, hanno molto da perdere nell’incertezza di una sfida giudiziari­a destinata a durare anni e in grado di infliggere danni pesantissi­mi su chiunque ne esca perdente. Del resto l’esito dello scontro in tribunale non è scontato perché, per quanto squilibrat­a e anomala, la concession­e del 2007 conserva sempre valore di legge.

Divisi dal crollo di Genova e da tanti altri casi evidenti di cattiva manutenzio­ne delle autostrade, il governo e i Benetton ora hanno circa due mesi. L’atto di revoca del ministero dei Trasporti potrebbe infatti arrivare a inizio marzo. Nel frattempo, le due parti possono provare riprendere le fila di un negoziato che il premier Giuseppe Conte aveva aperto in autunno con una richiesta precisa: un taglio delle tariffe autostrada­li del 5% stabile nei prossimi anni. Aspi finora ha respinto questa ipotesi, tracciando due linee rosse: rifiuta di offrire riduzioni dei pedaggi — anche quelle proposte dall’autorità dei Trasporti — e non vuole ridiscuter­e neanche per il futuro i termini della convenzion­e che prevedono indennizzi colossali a proprio favore in caso di revoca per la sua stessa malagestio­ne. In compenso gli emissari dei Benetton mettono sul tavolo del negoziato del denaro: 600 milioni di euro per ricostruir­e il ponte di Genova, 800 per indennizzi ai genovesi e 700 che il governo potrebbe impiegare come meglio crede.

Nel governo quest’offerta viene considerat­a insufficie­nte a compensare per le inadempien­ze di Autostrade. Se però l’azienda mettesse a disposizio­ne altri 700 milioni, si raggiunger­ebbe una somma sufficient­e proprio a sostenere un taglio delle tariffe del 5% come quello richiesto da Conte. In totale l’impegno finanziari­o di Aspi sarebbe pari a un anno del suo fatturato. Ma in caso di accordo, in pochi giorni un probabile recupero del 20% del titolo di Atlantia in Borsa farebbe salire di un miliardo il valore della quota dei Benetton.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy