I legali Coppi e Bongiorno da alleati ad avversari
I due legali del processo Andreotti
Doveva capitare, prima o poi, che si ritrovassero l’uno contro l’altra. Il più celebre e ambito penalista italiano e il suo braccio destro in tanti processi show. Il maestro e la super-allieva. Succede con il caso del tragico incidente di Corso Francia. Il professor Franco Coppi è l’avvocato di Pietro Genovese, Giulia Bongiorno rappresenta la famiglia di Gaia von Freymann, una delle due ragazze travolte dal Suv.
Hanno combattuto insieme tante battaglie giudiziarie, adesso si ritroveranno da separati in aula, uno di qua, l’altra di là.
Sembra un secolo. Era il 1993 quando cominciò il processo a Giulio Andreotti, accusato di collusione con la mafia, che scelse Coppi come legale. E lui, a sua volta, su Palermo, si appoggiò allo studio di Gioacchino Sbacchi, che aveva una collaboratrice schiva ma tenace e preparatissima. La carriera di Giulia Bongiorno decollò così, con ore e ore trascorse su faldoni e verbali, suggellata infine dall’urlo liberatorio del 2004, a pochi istanti dalla sentenza favorevole all’ex leader Dc: «E vai! Assolto, assolto, assolto!».
Negli anni, a latere dei rispettivi incarichi, il duo dei principi del foro si è ricomposto spesso e con successo, diviso forse soltanto dalla fede calcistica: Coppi romanista, Bongiorno (oggi non più) nel Cda della Juventus. Poi però lei è scesa in politica, prima con An e adesso con la Lega, eletta senatrice e stimatissima da Matteo Salvini. Già ministro della Pubblica amministrazione nel Conte 1, se ne parla spesso come futura Guardasigilli. «È una professionista con le carte in regola, chissà dove arriverà», commentava Coppi, centellinando le parole, in un’intervista al Foglio dello scorso agosto.
Da tempo ormai i rapporti professionali si sono diradati. E forse quelli personali inevitabilmente raffreddati, almeno a sentire cosa ha detto il professore ai cronisti appena ieri e si sa con quanta attenzione parlano gli avvocati: «Un legale di parte civile ha chiesto che questa vicenda non sia trasformata in spettacolo e noi ci associamo a questa richiesta». Dove quel generico e anonimo «legale» altri non è che Giulia Bongiorno, che sul Corriere aveva denunciato certi eccessi mediatici. La sindrome dell’ex forse non risparmia nemmeno loro.