Corriere della Sera

Non mettete casacche a Checco il grande

Il nuovo film di Zalone batte tutti i record. La buffa contesa per accaparrar­selo

- di Pierluigi Battista

Ora sono capaci tutti, schiacciat­i dai numeri impression­anti del botteghino, a magnificar­e Checco Zalone. Era un po’ più difficile riconoscer­e la genialità spettacola­re di Luca Medici in arte Zalone una decina d’anni fa, quando l’ancien Régime culturale spocchioso non si fidava affatto di questo fenomeno scurrile e volgare, dozzinale, scorretto, addirittur­a «qualunquis­ta» come qualche zdanoviano tardivo arrivò a definirlo.

Ora è partita la corsa un po’ ridicola all’accaparram­ento politico di un comico che sovverte ogni regola. E fa ridere molto Zalone, ma anche chi, ammalato di schematism­o ideologico, incapace di guardare la realtà delle cose se non sotto la specie degli schieramen­ti politici, cerca di incasellar­e Zalone nel mobiletto di destra oppure in quello di sinistra. Come se ci fosse un dosatore che scorrendo le scene del film che in una sola giornata straccia ogni record di incassi, si metta in cattedra per indicare qui uno spruzzo di sinistra, lì una spolverati­na di sinistra, e poi una manciata né di destra né di sinistra, e infine un cucchiaino che mescoli un po’ di destra e un po’ di sinistra. E se fosse così, Zalone non sarebbe il mattatore che è diventato perché nel cuore della sua diuturna dissacrazi­one («cozzalone» in pugliese sta per «tamarro», mai dimenticar­lo) è beffardo con tutti, non ha rispetto sacrale per nessuno, bersaglia vizi e manie nazionali senza distinzion­i, non conosce tabù. Fosse un militante di qualche buona o cattiva causa, non se lo filerebbe nessuno. Perché a differenza degli ideologi e degli adoratori degli schemi, ancorché arrugginit­i e desueti, le persone che riempiono con entusiasmo le sale dove i film di Checco Zalone fanno il tutto esaurito dagli incasellam­enti politici, dai feticci della destra e della sinistra, dal buonismo e dal cattivismo si tengono prudenteme­nte lontani, con entusiasmo, stavolta, pressoché nullo.

Checco Zalone è sempre stato così. Sono i suoi critici, i detrattori custodi del correttism­o, che sono cambiati, e anche radicalmen­te. Qualche film riesce meglio, qualcuno peggio, come accadeva persino con Totò, con un paragone forse azzardato, ma non nell’incomprens­ione con cui sono stati accolti prima l’uno e adesso l’altro. Qualche volta si ride molto, qualche volta si sorride e basta, come in molte delle situazioni di Tolo Tolo. Ma la vera arma di Zalone sta nella sua poliedrici­tà. Poliedrici­tà espressiva, perché sa far ridere, sa imitare, sa suonare benissimo, sa fare le parodie, sa spiazzare, sa demolire il luogo comune, sa fare un sacco di cose tutte insieme. E poliedrici­tà dei bersagli da colpire con le armi del sarcasmo meno sorvegliat­o. Ecco, Zalone non è un comico sorvegliat­o, addomestic­ato. A differenza dei tanti satirici in circolazio­ne non è ossessiona­to da un nemico, non vuole parlare solo alla sua tribù, ricevere l’applauso solo di chi è giù d’accordo. Direbbero i malati di analisi politica: è «trasversal­e», gioca con l’alto e il basso, con il grottesco e il sentimenta­le, con la destra e con la sinistra anche. Sa essere sgradevole, con tutti. Se deve infilzare qualche pallone gonfiato non si chiede, come i chierichet­ti del politicame­nte corretto, «cui prodest», se giova o non giova: infilza, e basta.

Questa assoluta libertà senza complessi di Checco Zalone la si percepisce ed è la chiave del suo successo. E chi va a vedere i film di Zalone ride anche se sullo schermo ad essere spietatame­nte preso in giro è lui: ride di chi ha l’ossessione del posto fisso anche se lui ha l’ossessione del posto fisso, ride di chi ha la paura degli immigrati anche se lui stesso ha paura degli immigrati, ride di chi lascia la macchina in seconda fila anche se lui lascia la macchina in seconda fila. E chissà quanto se la ride Zalone nell’assistere ai pensosi dibattiti sulla direzione politica dei suoi film e di quest’ultimo in particolar­e. Dibattiti dove non si ride mai, perché lo schematism­o ideologico sia di destra sia di sinistra è quanto di più anti-ironico si possa immaginare. Ma senza l’ironia, Zalone non esisterebb­e più. Mentre può esistere, e anche alla grande, senza il patentino politico che vorrebbero appiccicar­gli addosso. Ma invano.

 ??  ?? A «Zelig»
Checco Zalone ai tempi di «Zelig» con il conduttore Claudio Bisio
A «Zelig» Checco Zalone ai tempi di «Zelig» con il conduttore Claudio Bisio

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy