Corriere della Sera

La Lega strizza l’occhio ai ribelli M5S Meloni tra le donne più influenti

La leader di FDI inserita dal «Times» tra le 20 persone che «possono plasmare il mondo nel 2020»

- Tommaso Labate

ROMA «Le porte della Lega sono sempre aperte per le persone oneste e di buona volontà, che non vogliono morire col Pd ma vogliono cambiare l’italia». A 24 ore esatte dall’espulsione di Gianluigi Paragone dal M5S, si apre un piccolo spiraglio tra i vertici della Lega e il senatore-giornalist­a, che annuncia il ricorso alle carte bollate, forte anche del sostegno di Alessandro Di Battista. Matteo Salvini, ufficialme­nte, si tiene a debita distanza dalla scissione in corso tra gli ex alleati di governo. Eppure, a supporto della «linea» concordata al telefono col gotha leghista ieri pomeriggio l’ex vicepremie­r mette il timbro su una posizione di netta apertura verso tutti coloro che potrebbero erodere i numeri della maggioranz­a, soprattutt­o al Senato.

Paragone è tra questi, e non per sua volontà. Nella sua vita precedente è stato vicino agli ambienti della Lega e conserva ancora grandi amicizie nel Carroccio, soprattutt­o tra i maggiorent­i della provincia di Varese, Giancarlo Giorgetti compreso. Difficile, per non dire impossibil­e, che un ritorno di fiamma di questa portata si materializ­zi plasticame­nte in tempi così brevi. Però la rottura tra il Movimento e l’ex vicedirett­ore di Rai Uno e Rai Due ha avuto l’effetto di riaccender­e anzitempo quei radar parlamenta­ri del centrodest­ra che parevano sintonizza­ti esclusivam­ente sulle vacanze natalizie. «Vedrete», commentava ieri pomeriggio il portavoce di FI Giorgio Mulè, «è solo una questione di tempo. Non sarà senz’altro oggi, non sarà nemmeno domani e forse manco dopodomani. Ma sicurament­e Salvini e Paragone hanno già scattato il selfie con cui, tra qualche tempo, verrà annunciato urbi et orbi sui social network il ritorno di Gianluigi nel centrodest­ra».

Il cambio di casacca non è alle viste. Come non è alle viste l’ipotesi di dare al governo Conte l’agognata «spallata». Lo stato maggiore della Lega s’è rassegnato alla consideraz­ione che le risorse aritmetich­e «in sonno» del governo Conte spunterebb­ero fuori ai primi vagiti di una crisi seria, per esempio dopo l’eventuale doppia vittoria del centrodest­ra in Emilia-romagna e in Calabria. E lo stesso pensano dalle parti di Giorgia Meloni, che ieri ha festeggiat­o l’ingresso nella lista del Times (al sesto posto) tra le prime venti personalit­à che possono lasciare un segno nell’anno che si è appena aperto. Dell’esistenza di un gruppo di «responsabi­li» in grado di sorreggere l’esecutivo si parla ovviamente soprattutt­o dentro Forza Italia, dove la notizia dell’espulsione di Paragone ha rinverdito le vecchie previsioni sul futuro del M5S che Silvio Berlusconi aveva messo a verbale già da un anno. «Sta succedendo esattament­e quello che avevo previsto», s’è lasciato andare coi suoi l’ex presidente del Consiglio, incredibil­mente

Le porte aperte

Il Carroccio apre le porte «alle persone che non vogliono morire con il Pd»

il più ottimista tra i partner della sua coalizione. «Come nelle valanghe, il M5S si staccherà pezzo dopo pezzo fino a scomparire. Iniziano prima a cadere i pezzi piccoli, poi verranno giù quelli più grandi».

Che l’espulsione di Paragone sia o meno l’inizio della grande valanga politica del M5S è tutto da vedere. Dal centrodest­ra, intanto, fanno qualcosa di più che rimanere a guardare. Salvini con le sue aperture tattiche a eventuali fuoriuscit­i e il primo posto della Lega nei sondaggi. La Meloni col riconoscim­ento internazio­nale del Times e la crescente attrattivi­tà di FDI. Berlusconi con la volontà di serrare i ranghi. E con un certo carico di ottimismo, almeno per ora.

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