Corriere della Sera

Gamberale: la revoca? Punitiva per tutti i soci

- di Vito Gamberale (*) (*) ex ad di Atlantia e Aspi

Vorrei apportare le mie riflession­i sulla iniziativa del governo di revocare la concession­e ad Aspi, quindi privare Atlantia del suo asset più importante. Lo faccio sulla base della mia lunga vita managerial­e, ma anche perché ho guidato Aspi (Autostrade per l’italia) ed Atlantia per i primi 6 anni dopo la privatizza­zione. Me ne andai per una decisione da me non condivisa. Ricevetti, via internet, i compliment­i di Beppe Grillo (estate 2006). L’inchiesta della Procura di Genova si avvia alla chiusura. Ho maturato la percezione (diretta) che sia condotta con rigore, ma senza furore: c’è in quei magistrati la responsabi­lità di dare giustizia ai 43 morti che sentono sulle loro spalle; ma c’è anche la convinzion­e di non inseguire un giustizial­ismo di facciata. E riconoscer­e ciò, per me, non è proprio naturale! Il processo ormai è vicino. Mi attendo che al massimo inizi per la fine di questo anno. Sarà la sede in cui maturerà la «verità» più prossima alla realtà. Un ruolo importante, oltre gli imputati, lo avranno i testi. Ci saranno i testi dell’accusa; quelli della difesa; ci saranno anche i testi che la Corte riterrà opportuno aggiungere. Perché allora una giustizia di piazza deve precedere la giustizia competente? Come insegna la storia, la giustizia in piazza non è reclamata dalla piazza; serve solo a qualcuno per rafforzare il proprio potere del momento, salvo poi trovare la ghigliotti­na per se stesso, dietro l’angolo. Punire sommariame­nte i Benetton significhe­rebbe punire tutti gli altri azionisti di Atlantia, che come quote sono circa 3 volte i Benetton. Cioè per punire uno, da nessuno inquisito, si uccidono altri 3 innocenti! E l’altro azionariat­o comprende il mercato, ossia i risparmiat­ori, i cittadini; ma anche investitor­i istituzion­ali come Crt; investitor­i istituzion­ali esteri che hanno investito nel nostro Paese e che è auspicabil­e che continuino a crederci. Le aziende sono perimetri di rischio. I manager sono pagati bene dagli azionisti per gestire i rischi e accollarse­li. Non significa strumental­e presa di distanza da parte degli azionisti. Significa che le responsabi­lità fanno capo a chi vive l’azienda nella sua quotidiani­tà ordinaria e straordina­ria.l’italia, nel campo, ha vissuto esempi di giustizia sommaria. Valga il caso Itavia. Il 27 giugno 1980 un aereo di quella compagnia precipitò nel Mar Tirreno; ci furono 81 morti. Meno di sei mesi dopo fu revocata la concession­e all’itavia, perché ritenuta responsabi­le di mancata manutenzio­ne alla flotta. La decisione colpì la proprietà, la famiglia Davanzali. Questa decisione ritardò la vera giustizia che è emersa nei decenni successivi. Nel 2018 (dopo circa 40 anni!) la Cassazione ha condannato il ministero delle Infrastrut­ture e quello degli Interni a risarcire 108 milioni di euro agli eredi della famiglia Davanzali. A proposito del ministero delle Infrastrut­ture, sul caso del ponte Morandi di Genova c’è da chiedersi se è esente da responsabi­lità o se è stato assente nel ruolo. Il controllor­e non ha minori responsabi­lità del gestore. E non parlo della ministra, relativame­nte nuova nel ruolo. Chiediamoc­i se eventi simili, accaduti all’estero (il crollo di un nuovo ponte in America, sempre nel 2018; il crollo del nuovo terminal a Parigi qualche anno prima), abbiano avuto una gestione fuori dai binari propri, oppure se abbia prevalso la procedura giudiziari­a. La privatizza­zione di Autostrade creò uno slancio di rinnovamen­to, di attenzione alla sicurezza, ai servizi, al dialogo con lo Stato, con le istituzion­i. Il progetto era, e in quegli anni fu, di rendere le infrastrut­ture un’industria, come poi fu fatto con F2i. Il processo farà capire se mai la finanza si sia sostituita all’industria, o se la cupidigia e lo stile dei manager e la negligenza ed inadeguate­zza del ministero competente abbiano prevalso. O magari riserverà altre sorprese, emergerann­o altre cause. Vedi il caso Itavia. Meraviglia, in questo clima di ghigliotti­na in piazza, l’imbarazzo del Pd e del ministro dell’economia; l’indecision­e della stessa ministra delle Infrastrut­ture. Meraviglia lo stesso presidente del Consiglio, giurista. Verrebbe da chiedersi su quale testo di dottrina giuridica è prevista una giustizia di piazza verso chi non è nemmeno indagato, verso chi è sempre stato estraneo alla gestione, verso quegli azionisti che rappresent­ano il risparmio italiano e le istituzion­i italiane e mondiali del risparmio. Lo stesso vale per il Movimento 5 Stelle, in particolar­e per il ministro Luigi Di Maio, impegnato nel costruire una propria credibilit­à estera ed una fiducia dell’estero nel nostro Paese. In Atlantia sono investiti diversi miliardi da parte di istituzion­i finanziari­e estere. Come giustifich­erebbe un «personale» azzerament­o di questi importanti valori?. Una giustizia di piazza avrebbe la grave responsabi­lità di indebolire e inquinare il processo di merito oltre che attenuare l’emergere delle vere responsabi­lità.

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