L’indice a 46,3 e l’ipoteca della manifattura sulla crescita
Se la stagnazione fosse una malattia, il focolaio dell’epidemia sarebbe da individuare nel settore manifatturiero. E, a vedere i segnali lanciati dal Pmi index, la medicina resta ancora da trovare. Nell’area euro, infatti, a dicembre l’indice che misura lo stato di salute del macrosettore è sceso a 46,3 punti dai 46,9 di novembre. L’indicatore va da 0 a 100 e quando si abbassa sotto quota 50 è il segnale che la situazione sta diventando critica. «Si è registrato da parte delle imprese un terribile fine 2019», ha commentato Chris Williamson, capo economista di IHS Markit, l’osservatorio che aggiorna il monitoraggio nei Paesi dell’eurozona. In Italia le cose vanno peggio della media degli Stati considerati. Da noi, infatti, il Purchasing Managers’ Index è crollato da 47,6 punti a 46,2 a dicembre. La Germania con 43,7 punti rimane però il Paese con il peggior risultato. Pessima notizia anche questa, per la verità, visto che il nostro sistema produttivo è integrato con quello tedesco. Se questo è il sentire delle aziende, difficile aspettarsi nei prossimi mesi che l’italia giri pagina rispetto alla stagnazione. Da notare: in Francia invece l’indice è rimasto sopra la linea di galleggiamento, a 50,4 punti. Qualcuno comincia a temere che la Francia ci «rubi» prima o poi il secondo posto nella classifica delle maggiori manifatture europee. E questo indicatore non fa che aumentare la preoccupazione.