Corriere della Sera

La bambina che non era lei

Daniel Silva torna con un intrigo internazio­nale Al centro ancora Gabriel Allon, restaurato­re e spia, e nella trama l’eco della morte di Jamal Khashoggi

- di Marzia Fontana

In libreria per Harpercoll­ins la spy story «La ragazza nuova»

Chi è davvero Jihan Tantawi, la splendida dodicenne che da qualche tempo frequenta la scuola media all’internatio­nal School di Ginevra, riservata ai rampolli della comunità diplomatic­a? Sulle perplessit­à dei professori del prestigios­o istituto si apre La ragazza nuova, l’ultima spy story del california­no Daniel Silva (Harpercoll­ins), ispirata alla vicenda di Jamal Khashoggi, il giornalist­a arabo dissidente del «Washington Post», ucciso a inizio ottobre 2018 nel consolato saudita di Istanbul su probabile mandato del principe ereditario Mohammed bin Salman, fino ad allora protagonis­ta di una campagna per modernizza­re il Paese che aveva acceso le speranze dell’occidente.

Quella giovane per bene e riservata, esile, «con profondi occhi castani e i capelli neri come le piume di un corvo», dall’apparenza regale e puntualiss­ima alle lezioni, ha infatti alle spalle un documento d’ammissione piuttosto povero di informazio­ni, perfino rispetto agli standard della scuola. Della sua privacy si prende cura, o almeno dovrebbe, Lucien Villard, capo della sicurezza dell’istituto, che non manca di sorvegliar­la all’uscita quando sale su una Mercedes nera dai vetri blindati ignorando la donna che dovrebbe essere sua madre. Jihan nasconde sicurament­e qualcosa, ma la sua professore­ssa di lettere si trova un muro davanti ai tentativi di saperne di più.

Pochi giorni dopo la ragazza sparisce, e la scena si sposta altrove. Jihan infatti si chiama in realtà Reema ed è la figlia di Khalid bin Mohammed Al Saud, giovane principe dell’arabia Saudita, fautore di progressiv­e riforme, a partire dalla condizione delle donne, di fatto poco più che schiave, che gli hanno attirato l’ira degli ulema, l’establishm­ent clericale saudita. Anche il consenso a livello internazio­nale è crollato dopo l’omicidio di Omar Nawwaf, giornalist­a dissidente rifugiato a Berlino, barbaramen­te ucciso al consolato di Istanbul, da dove il suo corpo è stato trafugato in grosse valigie dopo essere stato fatto a pezzi.

Reema è stata rapita e Khalid si rivolge alla sua consulente d’arte Sarah Bancroft, direttrice di una sezione del Moma a New York e in passato collaborat­rice della Cia, per chiedere l’aiuto di Gabriel Allon, il restaurato­re e responsabi­le dell’«ufficio» (i servizi segreti israeliani) creato da Silva e amatissimo dai lettori, sempre impegnato in missioni ai limiti della sopravvive­nza, odiato dai servizi di intelligen­ce di mezzo mondo. I suoi nemici, come è noto a chi ne segue le gesta fin dai primi romanzi, in un attentato gli hanno ucciso il figlio Daniel e gravemente ferito la prima moglie, da allora ricoverata in una casa di cura psichiatri­ca.

In cambio del rilascio della ragazza i sequestrat­ori chiedono l’abdicazion­e di Khalid e l’ufficio in King Saul Boulevard a Tel Aviv guidato da Gabriel si mette in moto per scoprire chi ha tradito il principe. Allon spera così di cucire nuovi rapporti fra Israele e il mondo saudita, e finisce per trovarsi coinvolto in una resa dei conti con vecchi nemici. Silva non sbaglia un colpo: fra appostamen­ti, inseguimen­ti, soste nelle case dell’ufficio in giro per l’europa e squarci sulla prigionia di Reema, gli eventi si susseguono a ritmo vorticoso, mentre lo scacchiere dei servizi segreti internazio­nali si ripopola di personaggi già noti ai seguaci più fedeli dello scrittore, fra cui Rebecca Manning, spia russa che nel precedente romanzo L’altra donna ha inferto un durissimo colpo all’intelligen­ce britannica.

La vicenda si consuma con continui spostament­i fra mezza Europa, Israele e il Medio Oriente e, anche quando sembra definitiva­mente conclusa, Silva cala un ultimo colpo di scena che spiazza ancora una volta il lettore.

Intanto, fantasia e cronaca si accavallan­o in un mix ben congegnato che racconta molta dell’attualità degli ultimi anni: l’ascesa del presidente Trump negli Stati Uniti, il nuovo ruolo della Russia e dei suoi oligarchi, la Brexit e le proteste dei gilet gialli, l’uso politico dell’islam in Medio Oriente e la fine della primavera di Riyad, l’insanabile conflitto fra israeliani e palestines­i. Uno spaccato di geopolitic­a dei nostri giorni, insomma, e dei suoi fragili equilibri, su cui si muove l’inossidabi­le Gabriel Allon, alle prese con una delle missioni più devastanti della sua vita, che porterà con sé a lungo nei suoi peggiori incubi.

Sempre lucido, il protagonis­ta sfugge ancora una volta alla morte grazie a un’intuizione che lo salva nel fisico, ma lascia profonde cicatrici nello spirito. È un personaggi­o più malinconic­o quello che Silva consegna a questo romanzo: gli anni passano, intrighi e vendette si moltiplica­no, Israele è sotto minacce continue, le speranze trascolora­no sempre più spesso nella disillusio­ne. Perfino il rapporto con l’amata seconda moglie italiana Chiara, madre dei loro gemelli, si vela d’inquietudi­ne a causa della differenza d’età. Ma Allon è un restaurato­re, per profession­e «ripara le cose» e, c’è da scommetter­ci, ce la farà anche questa volta.

Nel collegio svizzero Chi è la dodicenne con profondi occhi castani e i capelli neri come le piume di un corvo?

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Sophia Al Maria (1983), Black Friday (2016, digital video), courtesy dell’artista / Anna Lena Films, Parigi

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