La Spagna palestra della Resistenza
Non erano certo eroi senza macchia e senza paura. Ma dimostrarono grande coraggio, partecipando di loro spontanea volontà a una guerra spietata, gli italiani che si batterono in Spagna contro le forze nazionaliste di Francisco Franco per difendere la Repubblica aggredita nel luglio 1936 dai generali golpisti appoggiati dai regimi di Roma e Berlino (oltre che dal Vaticano). Ne ricostruisce la vicenda Garibaldini in Spagna, un libro senza retorica, ma ricco di dati e corredato da belle immagini, firmato dallo storico Marco Puppini per le edizioni Kappa Vu.
Il primo antifascista a lanciare l’appello «oggi in Spagna, domani in Italia» fu il socialista liberale Carlo Rosselli, leader del movimento Giustizia e Libertà. Poi arrivarono i comunisti: Vittorio Vidali, Luigi Longo, Giuseppe Di Vittorio, lo stesso leader Palmiro Togliatti. Grazie anche all’appoggio organizzativo dell’urss e della Terza Internazionale, conquistarono un ruolo egemone, ma a capo del battaglione Garibaldi (poi divenuto brigata), la prima formazione militare strutturata, venne posto il repubblicano Randolfo Pacciardi, che finì però per scontrarsi con i seguaci di Stalin, dei quali sarebbe poi divenuto un accanito avversario. L’episodio più noto è la battaglia di Guadalajara, nel marzo 1937, che vide i garibaldini contribuire alla disfatta delle truppe inviate in Spagna da Benito Mussolini. Ma Puppini ricostruisce molte altre vicende militari: Huesca, Brunete, l’offensiva sul fiume Ebro. L’avventura spagnola degli antifascisti si concluse con una sconfitta, ma fu un’esperienza utile per le future lotte della Resistenza. Alla fine la storia diede ragione a Rosselli.