Corriere della Sera

LA TATTICA DI SALVINI PER IL VOTO ANTICIPATO

- Caro Vittorio,

Caro Aldo, io chiamerei questo esecutivo in carica «governo Salvini». Esso è nato per emergenza per far fronte alla prorompent­e avanzata della destra e si regge sulla paura, consapevol­e che in caso di elezioni anticipate tutto andrebbe a finire nel paniere di Salvini. Il bello è che questi insiste ancora in dichiarazi­oni a volte farnetican­ti che rinforzano il collante che unisce i partiti al governo. Questi purtroppo sembrano una ragnatela di parenti attaccabri­ghe e forse tutto resterà in piedi fino a quando Matteo Salvini si siederà nella riva del fiume in attesa. Vittorio Cravotta

La sua osservazio­ne è interessan­te. In effetti in quasi tutto il mondo soffia un vento di destra. L’italia non fa eccezione. Non credo ai sondaggi, secondo cui i due blocchi sarebbero più o meno in equilibrio (sempre che i 5 Stelle possano essere incasellat­i nel blocco del centrosini­stra, il che sarebbe sbagliato perché confondere­bbe una necessità tattica con una scelta strategica). Se si votasse domani, la vittoria di Salvini e della destra sarebbe netta. Un eventuale ritorno del proporzion­ale potrebbe solo attenuarne le dimensioni. Non c’è dubbio quindi che a Salvini convenga tornare presto al voto. Anche perché il 2020 potrebbe portargli parecchie grane giudiziari­e, tra i 49 milioni spariti, il caso Metropol e la richiesta di rinvio a giudizio per sequestro di persona. Ma qual è la tattica migliore per ottenere elezioni anticipate?

Se Salvini attacca i 5 Stelle, finisce per cementare il loro rapporto con il Pd. Anche se non le sarà sfuggito, gentile signor Cravotta, che il capo della Lega se la prende con Conte più che con Di Maio. Sotto sotto preferireb­be andare al governo con l’ala destra dei 5 Stelle, più che con la Meloni – con cui non ha un buon rapporto personale – e con Berlusconi, da cui lo divide l’idea di Europa.

Salvini si gioca molto in Emilia-romagna. Se vince, può a buon ragione sostenere che l’attuale maggioranz­a non esiste più nel Paese. Se perde, tenterà di offrire i suoi voti in Parlamento per una riforma elettorale proporzion­ale, gradita anche a Grillo e a Renzi, nella speranza di andare al voto tra qualche mese. Ma sarà dura. Perché una buona parte dei parlamenta­ri in carica sa che non sarà rieletta; ed è pronta a tutto pur di restare al proprio posto.

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