Autostrade, ritiro o maxi multa Si decide dopo il voto in Emilia
C’è anche l’ipotesi di una revisione profonda delle concessioni con una revoca parziale
Paola De Micheli è attesa sabato sera alla Festa dell’unità che si svolge nella zona di Ponte Alto a Modena. La presenza in terra emiliana della ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti fa parte della campagna elettorale a tappeto che nei prossimi giorni vedrà impegnati altri componenti del governo, in vista del voto regionale di domenica 26. Un passaggio cruciale per l’esecutivo, con l’obiettivo di battere la candidata di Salvini, Lucia Borgonzoni. L’agenda di De Micheli, titolare del ministero nevralgico per il destino delle concessioni autostradali, è, insomma, rivelatrice delle ragioni che inducono a rimandare ogni decisione sulla revoca ad Autostrade. Domani
Il passaggio ad Anas Le concessioni dovrebbero passare ad Anas. Ma non si sa come verranno pagate
è convocato un Consiglio dei ministri alle 9 del mattino, l’intenzione della vigilia è evitare di trattare di concessioni. Il tema, però, resta al centro di una discussione politica che, al di là delle perentorie dichiarazioni pubbliche, deve ancora trovare una sintesi in privato. A Palazzo Chigi, così come al ministero dei Trasporti, non sfuggono gli effetti del cicaleccio che prefigura come certa la decisione di togliere le concessioni sulla rete autostradale alla società che fa capo alla famiglia Benetton: ieri il titolo di Atlantia, controllante di Autostrade, ha segnato l’ennesimo tonfo in Borsa, mentre a Bruxelles hanno confermato l’arrivo della lettera della società che si appella alla Ue per evidenziare che la decisione del governo italiano scoraggia gli investimenti esteri, mortificando la circolazione dei capitali. C’è un ulteriore aspetto. A dicembre il governo ha inserito nel decreto Milleproroghe la cornice normativa che disciplina il meccanismo di revoca. In sostanza è stabilito che le concessioni passino sotto la gestione di Anas e che Autostrade sia indennizzata con 7 miliardi di euro, anziché con i 23 miliardi previsti dalla convenzione del 2007 tra Autostrade e lo Stato. Nel governo gli esponenti del M5S, oltre che il premier Conte sebbene sia più cauto, da giorni assumono che presto o tardi le concessioni passeranno ad Anas. Ma come pagarle non è stato finora affrontato: al ministero dell’economia ufficialmente non è stata avviata una riflessione su come il Tesoro possa assolvere a questa spesa.
Le posizioni nella maggioranza sono ormai note, sul fronte della revoca secca, oltre al M5S, ci sono alcuni parlamentari del Pd, mentre Italia viva di Renzi resta fortemente contraria. Ieri l’ex premier ha ripetuto: «Lo Stato rischia di finire cornuto e mazziato. Ci vuole una base giuridica». Ventilando così i rischi dell’inevitabile contenzioso attivato da Autostrade in caso di revoca. Per questo resta in piedi la possibilità di sanzionare pesantemente Autostrade, che intanto ha annunciato investimenti per 13 miliardi in 18 anni, un’accelerazione degli interventi di manutenzione e predisposto il ricambio di tutto il management coinvolto nel disastro del ponte Morandi. Un’alternativa alla maxi multa potrebbe essere l’ipotesi, già ventilata nei mesi scorsi, di ritirare le concessioni solo su alcune tratte autostradali, quelle dove la commissione del ministero dei Trasporti ha evidenziato le responsabilità e le inadempienze di Autostrade. Il voto in Emilia-romagna concorrerà alla scelta: tanto più dura se il governo uscirà rafforzato dal passaggio elettorale.