Terremoto, spesi solo 49 milioni per la ricostruzione
La denuncia Ance: in Centro Italia tutto fermo. I sindaci: procedure complicate anche per i privati
ROMA Un Paese bloccato, ingabbiato dalla burocrazia. Con pochi soldi per la manutenzione delle infrastrutture, con l’anas che realizza solo il 39% degli investimenti programmati, e i concessionari autostradali fermi al 2,2% degli interventi su ponti e gallerie. Ma incapace anche di spendere i soldi quando ci sono, come per la ricostruzione del Centro Italia dopo il sisma del 2016. «In tre anni e mezzo non si è fatto praticamente nulla», ha denunciato ieri il presidente dell’associazione nazionale dei costruttori, Gabriele Buia, mentre i sindaci del cratere minacciano di scendere in piazza.
Per le opere pubbliche, e attraverso le ordinanze del
Commissario, quindi con una corsia preferenziale, sono stati programmati 2,1 miliardi di euro di investimenti, su un danno stimato dalla Protezione Civile di almeno 7 miliardi. Quaranta mesi dopo il terremoto, dice l’ance, la spesa effettiva è di appena 49 milioni di euro.
La ricostruzione privata non va meglio. Erano attese 90 mila pratiche di ricostruzione con il contributo pubblico delle abitazioni danneggiate, ne sono arrivate finora 11 mila. Quelle accolte sono meno di 4 mila, le altre seguono la trafila di una complicatissima istruttoria, che impiega in media un anno per concludersi. Le case già riparate, nei 138 comuni del cratere, sono poche centinaia. Disponibili sul piatto ci sono 13 miliardi di euro, che sicuramente non basteranno, ma al momento i fondi erogati dagli Uffici ricostruzione non arrivano a un miliardo.
Il tutto quando in Appennino ci sono ancora 50 mila sfollati. Un terzo vive nelle casette prefabbricate, le Sae, il resto con il Contributo di autonoma sistemazione, che costa molto e che oggi il governo cerca di razionalizzare e ridurre, nonostante la ricostruzione delle case sia lontana. «I cantieri sono fermi, dopo tre anni non è partito niente», dice il presidente dell’associazione dei sindaci, Antonio Decaro, che oggi ha incontrato i primi cittadini del cratere, pronti a manifestare a Roma.
«I soldi ci sono, il problema sono le procedure» dice Decaro. Secondo l’anci, ma anche per i tecnici della ricostruzione, il decreto sisma appena approvato, il quinto, non risolverà granché. Così i sindaci si apprestano a tornare alla carica sul decreto milleproroghe con il loro pacchetto di emendamenti, finora ignorati. E chiedono subito la nomina di un nuovo commissario. Piero Farabollini avrebbe almeno fatto in tempo a firmare l’ordinanza per lo smaltimento delle macerie, ma è scaduto a fine anno.
Da Palazzo Chigi, per ora, nessun segnale.