Torna la fidanzata di Joker Una guerriera senza fascino
C athy Yan è la prima donna asiatica a dirigere un film di super eroi, solo che a chiamare film un frullato grafico di violenze assurde come Birds of prey ci vuole un bel coraggio. Sarebbe la storia della morosa di Joker, Harley Quinn (paragonata ad Arlecchino!) che, a quattro anni da Suicide squad (è l’insensato sequel), vuol rialzarsi e dire la sua a Gotham City.
Anche lei nel gruppo «Me Too graphic» scopre la sua indipendenza letale, perseguitata 24 ore su 24 dal perfido Black Mask (Ewan Mcgregor). È fortunato l’incontro con altre super eroine, l’urlante Black Canary (apparsa nel ’47), la Bertinelli con la sua balestra (unica superstite di clan mafioso come Anastasia con gli zar), la poliziotta Montoya e Cassandra Cain. La colpa è dei fumetti DC Comics (all’ottavo film) anni 90 con tremende vendicatrici di svariate genealogie, alcune apparse in serie tv.
Tutto nasce perché un prezioso diamante rubato e ingoiato da una teen ladra, da questo elegante spunto intestinale si sviluppa il noioso, infernale pseudo film raccomandato da Ferragni, accozzaglia di siparietti action senza senso né struttura né fascino, provvisti solo di una sensazione psichedelica di adrenalina fatta a tavolino e destinata a svanire in pochi secondi nell’inverosimile stile cartoon, con la povera Margot Robbie (Sharon Tate per Tarantino), che non riesce a costruire un personaggio neppure folle. Dimenticatevi Joker che era un’altra cosa, era un film.