Il sorpasso del Nord-est
L’Italia si sta restringendo. E questa è, insieme, causa ed effetto della sua stagnazione. Troppi giovani rinviano la scelta di avere figli e preferiscono emigrare, perché non vedono prospettive di lavoro e di reddito soddisfacenti; ma proprio il declino della popolazione che ne deriva erode consumi, produttività e quelle stesse prospettive di crescita che servirebbero perché i giovani decidessero di fare figli e cercare un futuro in Italia. È una spirale che si autoalimenta e fa sì che si siano già persi 478 mila abitanti dal 2015, momento di massima estensione della popolazione in Italia. Eppure la crisi demografica italiana si compone di due storie completamente diverse in un Paese spezzato: c’è una discreta tenuta al Nord e ancora di più a Nord-est e un collasso nel Mezzogiorno. Gli indicatori pubblicati ieri dall’istat non lasciano dubbi in proposito. Nel 2019 la popolazione al Nord è aumentata (di 36 mila persone, più 0,14%) grazie agli afflussi netti di persone dal resto d’italia (70 mila) o dall’estero (85 mila) che hanno più che compensato un numero di nascite molto inferiore ai decessi. Dunque le migrazioni interne e internazionali fanno sì che la popolazione nel Nord Italia continui a crescere un po’. Nelle regioni del Centro Italia nel frattempo si registra una lieve decrescita dei residenti (-0,22%) nel 2019, anche perché poche persone si sono spostate dal resto del Paese in Toscana, Lazio, Umbria o Marche. Al Sud invece la popolazione sta rapidamente calando. L’intera area ha perso 129 mila persone l’anno scorso — più di quante ne abbia perse l’italia nel complesso — con un saldo netto di 77 mila meridionali che hanno scelto di andarsene al Nord. In altri termini, l’italia è un contenitore che si sta riempiendo a un’estremità e drammaticamente svuotando dall’altra. Di questo passo il Mezzogiorno perderà oltre il 6% dei suoi abitanti in dieci anni. Ma le strutture squilibrate sono, alla lunga, le più instabili.