Corriere della Sera

Virus, 18 mesi per il vaccino

I medici: migliora la coppia cinese allo Spallanzan­i. Domani il rientro del giovane italiano a Wuhan L’oms: «Peggio del terrorismo, il mondo si svegli». Superati i mille morti

- Margherita De Bac mdebac@rcs.it

«Vaccino per il coronaviru­s entro 18 mesi». Così l’organizzaz­ione mondiale della sanità che ha definito il contagio «una minaccia peggiore del terrorismo». Superati i mille morti. Migliorano le condizioni dei due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzan­i e domani rientrerà il 17enne di Grado rimasto bloccato a Wuhan.

Ha superato i mille morti l’epidemia di Covid-19, come è stato ufficialme­nte chiamato il nuovo coronaviru­s, dove il numero finale indica l’anno dell’identifica­zione e la «d» sta per disease (malattia). L’ultimo bollettino riporta 1.018 decessi su 43.146 casi confermati, la maggior parte circoscrit­ti all’hubei, la provincia di Wuhan dove il 31 dicembre sono stati segnalati i primi pazienti affetti da una nuova malattia. In crescita anche il numero di decessi in una sola giornata: il record per ora si è toccato lunedì con 108 vittime.

Grandi numeri che però gli epidemiolo­gi continuano a considerar­e meno spaventosi di quanto appaiano, sicurament­e per le nazioni occidental­i con buoni sistemi sanitari. È vero, insiste Anthony

Fauci, uno dei massimi infettivol­ogi mondiali, la diffusione è ampia ma la letalità è del 2% o addirittur­a inferiore consideran­do i pazienti asintomati­ci o che si ammalano in modo lieve. L’europa continua a tenere: i contagi sono 45, nessun morto.

Il presidente dell’oms Tedros Adhanom Ghebreyesu­s continua però a lanciare messaggi da far paura: «Un virus può avere sul piano politico, economico e sociale un impatto più potente di qualsiasi azione terroristi­ca. Il mondo si svegli, è il nemico mondiale numero uno». Anche se aggiunge che con i dovuti investimen­ti «sarà possibile fermarlo». Chissà a cosa si riferiva il numero uno dell’agenzia Onu. Il pensiero corre all’indonesia, zero casi dichiarati, il Paese col maggior numero di musulmani, che lo scorso anno ha ricomincia­to a vivere l’incubo degli attentati quando a ottobre due terroristi hanno pugnalato il ministro della Sicurezza. Il governo di Jakarta nega: «L’indonesia non ha nulla da nascondere sul coronaviru­s». Eppure l’epidemia ha toccato Singapore, Malesia, Thailandia, Vietnam e Filippine. Possibile che abbia risparmiat­o la grande Repubblica a Sudest del continente asiatico? La Thailandia ha invece eretto misure di prevenzion­e poderose. Negato lo sbarco a una nave da crociera, 1.500 passeggeri, 800 persone di equipaggio, nessun sospetto, salpata da Hong Kong il primo febbraio.

Quattrocen­to ricercator­i si sono riuniti ieri a Ginevra, sede dell’oms, per fare il punto sulle strategie terapeutic­he. È in preparazio­ne un vaccino che «potrebbe essere disponibil­e in 18 mesi». Anche se i tempi fossero rispettati, non sarebbe una svolta per la situazione attuale. Non ci sono epidemie senza l’annuncio di vaccini che poi sono pronti a scoppio ritardato, quando non servono più perché nel frattempo i focolai si sono estinti. Così successe con la Sars, ben più pericolosa anche nel nome, serious acute respirator­y syndrome, tasso di letalità circa il 10%, che contagiava di meno e uccideva di più: è scomparsa a metà 2003, dopo neppure un anno. Thomas Breuer, capo dell’unità di vaccini Glaxosmith­kline è prudente: «Ci vorranno 12-18 mesi, nella situazione attuale il potenziale vaccino non crea benefici».

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