Xi Jinping punisce i dirigenti «incapaci»
Nel giorno con il maggior numero di morti (108), sono cadute le teste di due alti dirigenti politici dello Hubei. Rimossi il segretario di partito per la Commissione sanitaria e il direttore della Commissione provinciale. Licenziato anche il vicedirettore della Croce Rossa: «Negligenza nella gestione delle donazioni e degli aiuti» (decifrato dal linguaggio burocratico sembra corruzione). La stampa cinese dà notizia di centinaia di punizioni di quadri inetti e colpevoli, di inchieste in corso. Evidente lo sforzo di galvanizzare i milioni di cittadini dello Hubei in quarantena. Xi Jinping, da lontano, dopo essersi mostrato in pubblico con la mascherina, per ribadire che è anche un cittadino del popolo in guerra, punisce i suoi servitori sciocchi. Vuole anche rimuovere il dubbio che l’errore che ha lasciato diffondere il coronavirus a Wuhan sia stato fatto a Pechino. Probabile che i due mandarini abbattuti nello Hubei fossero dei burocrati dediti al carrierismo. Però, il sistema di potere autoritario cinese con Xi al vertice non può respingere ogni responsabilità, fingendo di non aver saputo quanto fosse grave il rischio di epidemia partito dal lontano mercato di Wuhan a dicembre. E Xi deve stare attento anche al danno inflitto all’economia cinese con il blocco delle attività produttive per limitare il contagio in fabbrica e in ufficio: se si incrinasse il patto sociale (cittadini ricchi e disinteressati alla politica e Partito-stato sovrano) il suo impero rischierebbe di cadere. Per questo il segretario generale comunista ha avvertito i compagni del Politburo che alcune delle misure di prevenzione anti virus sono state eccessive, stanno facendo troppo male all’economia.