Corriere della Sera

Così la riforma si è tramutata in una sciarada

- Di Goffredo Buccini

Chi li capisce è bravo. Cancellata qualsiasi strategia, il demone del tatticismo possiede i nostri politici. Nulla è come appare e, al grido di «mi spezzo ma non mi spiego», divampa la battaglia attorno alla riforma Bonafede sulla prescrizio­ne (varata dalla precedente maggioranz­a M5S e Lega). Andando la riforma a colpire il principio costituzio­nale della ragionevol­e durata del processo, si levano gli alti lai di tutta l’opposizion­e (inclusa la Lega che, appunto, votò la riforma) ma soprattutt­o dei garantisti di Italia viva, detentori di voti indispensa­bili al Senato. Il governo Conte II proverà ad aggirare l’ostacolo sospendend­o la riforma un paio di mesi, giusto il tempo di… riformarla ancora un po’, con un disegno di legge basato sul lodo Conte bis (un Conte omonimo, tanto per confonderc­i di più, deputato Leu). Accantonat­a (per ora?) l’idea dadaista di agganciare a una proposta di legge dell’opposizion­e (Costa, Forza Italia) un emendament­o della maggioranz­a contenente il lodo, resta comunque ai posteri il compito di raccapezza­rsi in quel lodo, che divide sommersi e salvati in secondo grado in barba alla presunzion­e d’innocenza valevole fino al terzo (il condannato in primo grado ma assolto in secondo vince un bonus con recupero della prescrizio­ne): una sciarada, persino per i compatriot­i del dottor Azzeccagar­bugli. D’altronde, questo è anche il Paese dove la maggioranz­a, volendo processare il capo dell’opposizion­e per sequestro di persona, ha tentato disperatam­ente di rinviare la decisione a dopo le elezioni del 26 gennaio con incomprens­ibili cavilli, e dove il capo dell’opposizion­e, pur non volendo essere processato, invocava il processo per usarlo proprio in quella campagna elettorale. Lo stesso Paese dove un machiavell­ico leader, un po’ in calo nelle simpatie popolari, ha battezzato la nuova maggioranz­a Cinque Stelle-pd e un minuto dopo ha mollato il partito con cui era andato al governo portandosi via ministri e sottosegre­tari. È l’italia, bellezza, e noi non possiamo farci nulla.

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