Corriere della Sera

La ritirata dei (possibili) Responsabi­li: si esce se serve, non un minuto prima

L’incontro tra il leader Udc Cesa e Berlusconi. Poi l’operazione si arresta

- di Tommaso Labate

ROMA «Politica e tutto scompare / politica e tutto scompare /politica e tutto scompare…». Poco prima che sia sera, mentre fa su e giù in un corridoio laterale di Montecitor­io, il deputato renziano Luciano Nobili celebra canticchia­ndo — con un leggero emendament­o al ritornello della hit sanremese di Elettra Lamborghin­i — quello che dentro Iv viene considerat­o un successo tattico. La tensione sulla prescrizio­ne rimane altissima ma l’allarme rosso sulla tenuta dell’esecutivo pare rientrato.

A poche centinaia di metri, per la precisione a Palazzo Madama, il senatore Massimo Mallegni, berlusconi­ano critico da mesi e considerat­o dal tam tam uno con la lettera d’addio a Forza Italia perennemen­te in tasca , chiude l’ennesima telefonata di una giornata concitata. «Si ferma tutto, per ora», spiegano alcuni suoi amici. Dietro quel «tutto» c’è il lavorio, nato in ambienti del centrodest­ra, che punta alla costruzion­e di un gruppo cuscinetto per salvare la pelle al governo Conte e non solo; un’assicurazi­one sulla vita della legislatur­a stipulata con l’obiettivo di sostituire i numeri dei renziani, soprattutt­o in Senato, nel caso in cui sulla prescrizio­ne si fosse arrivati alla resa dei conti.

Dell’operazione Responsabi­li si parla da tempo. Mallegni, al pari dell’ex capogruppo di FI Paolo Romani, un altro big ormai distante dall’ortodossia berlusconi­ana, è uno dei maggiori indiziati. «Io? Ma se sono un irresponsa­bile da sempre», dice l’ex sindaco di Pietrasant­a. Certo, aggiunge, «è evidente che in geometria se salta un tassello puoi sostituirl­o con un altro... Ma questo governo, per quel che mi riguarda, non sta facendo gli interessi degli italiani e deve andare a casa».

Sembra una sorta di ritirata strategica. E in parte lo è, visto che la partita sulla prescrizio­ne non sembra più in grado di far cadere il governo e Renzi — dice Mallegni — «mi sembra uno che stavolta ha giocato bene le sue carte». Eppure, nemmeno una settimana fa, il gruppo dei Responsabi­li al Senato era sul punto di nascere. Al netto delle smentite tattiche dei diretti interessat­i, una pattuglia di senatori era praticamen­te a un passo dal costruirlo, esattament­e sei giorni fa. Della partita avrebbero fatto parte, oltre a Mallegni e Romani, Antonio Saccone e Adriano De Poli dell’udc, quest’ultimo incaricato di aggregare al pacchetto di mischia altri colleghi centristi. «Si muovevano col fare di chi aveva il via libera di Giovanni Toti e Mara Carfagna», racconta uno dei senatori che ha assistito alla trattativa. «Eppure né Giovanni né Mara avevano dato il via libera a un’operazione del genere».

Il dossier arriva sul tavolo di Lorenzo Cesa, che da quasi tre lustri ha ereditato il timone del partito ch’era stato di Follini e Casini. L’ex parlamenta­re europeo capisce di essersi trovato al centro di un gioco che può determinar­e le sorti della legislatur­a. È a quel punto, siamo a giovedì scorso, che decide di alzare il telefono e chiamare Silvio Berlusconi. Tempo qualche ora e Cesa viene ricevuto ad Arcore dall’ex premier, che capisce dell’esistenza di un gruppo in grado di salvare il governo Conte forse prima di Conte stesso.

Sia come sia, dopo il vertice di Arcore, Cesa chiede ai suoi in Senato di ingranare la retromarci­a. Contempora­neamente, a Montecitor­io, si arresta per l’ennesima volta l’attivismo di Renata Polverini, considerat­a una specie di quinta colonna del centrosini­stra, che vanta rapporti consolidat­i più con i zingaretti­ani che non con i renziani. L’operazione si arresta. Ma è chiaro che il cantiere dei Responsabi­li in Senato è già aperto, con una casa da inaugurare solo quando ce ne sarà bisogno.

Non è un caso se anche Salvini ha smesso di chiedere a gran voce le elezioni anticipate. Il taglio dei parlamenta­ri disincenti­va i cambi di casacca vincolati a elezioni anticipate perché è impossibil­e promettere candidatur­e a nuovi arrivati quando i posti bastano a malapena per i vecchi. La conservazi­one della legislatur­a, quella è salda. Come ripete il portavoce forzista Giorgio Mulè, «i responsabi­li sono come i barellieri, escono fuori quando c’è bisogno, non un minuto prima. Avete mai visto un barelliere prima che ci siano morti e feriti?».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy