La ritirata dei (possibili) Responsabili: si esce se serve, non un minuto prima
L’incontro tra il leader Udc Cesa e Berlusconi. Poi l’operazione si arresta
ROMA «Politica e tutto scompare / politica e tutto scompare /politica e tutto scompare…». Poco prima che sia sera, mentre fa su e giù in un corridoio laterale di Montecitorio, il deputato renziano Luciano Nobili celebra canticchiando — con un leggero emendamento al ritornello della hit sanremese di Elettra Lamborghini — quello che dentro Iv viene considerato un successo tattico. La tensione sulla prescrizione rimane altissima ma l’allarme rosso sulla tenuta dell’esecutivo pare rientrato.
A poche centinaia di metri, per la precisione a Palazzo Madama, il senatore Massimo Mallegni, berlusconiano critico da mesi e considerato dal tam tam uno con la lettera d’addio a Forza Italia perennemente in tasca , chiude l’ennesima telefonata di una giornata concitata. «Si ferma tutto, per ora», spiegano alcuni suoi amici. Dietro quel «tutto» c’è il lavorio, nato in ambienti del centrodestra, che punta alla costruzione di un gruppo cuscinetto per salvare la pelle al governo Conte e non solo; un’assicurazione sulla vita della legislatura stipulata con l’obiettivo di sostituire i numeri dei renziani, soprattutto in Senato, nel caso in cui sulla prescrizione si fosse arrivati alla resa dei conti.
Dell’operazione Responsabili si parla da tempo. Mallegni, al pari dell’ex capogruppo di FI Paolo Romani, un altro big ormai distante dall’ortodossia berlusconiana, è uno dei maggiori indiziati. «Io? Ma se sono un irresponsabile da sempre», dice l’ex sindaco di Pietrasanta. Certo, aggiunge, «è evidente che in geometria se salta un tassello puoi sostituirlo con un altro... Ma questo governo, per quel che mi riguarda, non sta facendo gli interessi degli italiani e deve andare a casa».
Sembra una sorta di ritirata strategica. E in parte lo è, visto che la partita sulla prescrizione non sembra più in grado di far cadere il governo e Renzi — dice Mallegni — «mi sembra uno che stavolta ha giocato bene le sue carte». Eppure, nemmeno una settimana fa, il gruppo dei Responsabili al Senato era sul punto di nascere. Al netto delle smentite tattiche dei diretti interessati, una pattuglia di senatori era praticamente a un passo dal costruirlo, esattamente sei giorni fa. Della partita avrebbero fatto parte, oltre a Mallegni e Romani, Antonio Saccone e Adriano De Poli dell’udc, quest’ultimo incaricato di aggregare al pacchetto di mischia altri colleghi centristi. «Si muovevano col fare di chi aveva il via libera di Giovanni Toti e Mara Carfagna», racconta uno dei senatori che ha assistito alla trattativa. «Eppure né Giovanni né Mara avevano dato il via libera a un’operazione del genere».
Il dossier arriva sul tavolo di Lorenzo Cesa, che da quasi tre lustri ha ereditato il timone del partito ch’era stato di Follini e Casini. L’ex parlamentare europeo capisce di essersi trovato al centro di un gioco che può determinare le sorti della legislatura. È a quel punto, siamo a giovedì scorso, che decide di alzare il telefono e chiamare Silvio Berlusconi. Tempo qualche ora e Cesa viene ricevuto ad Arcore dall’ex premier, che capisce dell’esistenza di un gruppo in grado di salvare il governo Conte forse prima di Conte stesso.
Sia come sia, dopo il vertice di Arcore, Cesa chiede ai suoi in Senato di ingranare la retromarcia. Contemporaneamente, a Montecitorio, si arresta per l’ennesima volta l’attivismo di Renata Polverini, considerata una specie di quinta colonna del centrosinistra, che vanta rapporti consolidati più con i zingarettiani che non con i renziani. L’operazione si arresta. Ma è chiaro che il cantiere dei Responsabili in Senato è già aperto, con una casa da inaugurare solo quando ce ne sarà bisogno.
Non è un caso se anche Salvini ha smesso di chiedere a gran voce le elezioni anticipate. Il taglio dei parlamentari disincentiva i cambi di casacca vincolati a elezioni anticipate perché è impossibile promettere candidature a nuovi arrivati quando i posti bastano a malapena per i vecchi. La conservazione della legislatura, quella è salda. Come ripete il portavoce forzista Giorgio Mulè, «i responsabili sono come i barellieri, escono fuori quando c’è bisogno, non un minuto prima. Avete mai visto un barelliere prima che ci siano morti e feriti?».