Corriere della Sera

Democratic­i spaccati, Biden «fugge» Sulle primarie l’ombra di Bloomberg

Sanders e Buttigieg protagonis­ti in New Hampshire. L’ex vice di Obama attacca il tycoon

- dal nostro inviato Giuseppe Sarcina Giuseppe Sarcina

Joe Biden non ha neanche aspettato i risultati del New Hampshire. In mattinata ha lasciato Manchester e si è diretto, con la moglie Jill, verso la South Carolina. Il suo staff ha fatto sapere che in serata avrebbe partecipat­o al lancio della campagna a Colombia, la capitale dello Stato dove si voterà per il quarto turno delle primarie, sabato 29 febbraio. È sembrata una fuga precipitos­a da un’altra sconfitta annunciata, dopo quella riportata in Iowa, il 3 febbraio scorso. Tanto che sul suo account su Facebook ieri erano segnati nell’agenda pubblica due appuntamen­ti presentati come «di altissima priorità», entrambi alle 20. Solo che uno era l’evento per aspettare lo spoglio delle schede a Nashua, vicino a Manchester; l’altro era, appunto, il launch party, il via allo sprint elettorale in South Carolina.

L’ex vicepresid­ente degli Stati Uniti, dunque, prova a minimizzar­e l’esito del voto arrivato nella notte italiana e, soprattutt­o, a considerar­e poco significat­iva la classifica tra i candidati democratic­i. È davvero così? I suoi rivali, naturalmen­te, non sono d’accordo. Nel giro di due settimane, Pete Buttigieg è diventato qualcosa di più di una semplice ipotesi di scuola. I delegati conquistat­i in Iowa e ieri in New Hampshire gli consentono di presentars­i come il leader dell’area moderata e di imporsi all’attenzione su scala nazionale. Sull’altro versante Bernie Sanders ha riacceso il movimento sbucato dal nulla nel 2016, grazie anche all’innesto di forze fresche, a cominciare dalla deputata Alexandria Ocasio-cortez, esplosiva lunedì sera a Durham, nel palazzetto del ghiaccio gremito di supporter. Un po’ più indietro, ma ancora vitali e in corsa, ci sono le due senatrici Elizabeth Warren e Amy Klobuchar.

In passato, a questo punto del percorso, le tendenze iniziavano a essere più chiare. Nel 2008 l’america e Hillary Clinton scoprirono Barack Obama. Nel 2016 i repubblica­ni si resero conto che la scalata di Donald Trump non era uno scherzo. Quest’anno, invece, la dinamica del consenso è ancora indecifrab­ile. L’incognita più importante si chiama Michael Bloomberg. L’imprendito­re miliardari­o ha già speso circa 210 milioni di dollari in spot televisivi, compreso quello trasmesso durante il Super Bowl. Il suo esordio in campo è previsto per il 3 marzo prossimo, il Supermarte­dì, quando saranno chiamati alle urne 14 Stati, inclusi la California e il Texas.

Biden è la figura potenzialm­ente più esposta all’impatto di Bloomberg. Ieri l’ex numero due di Obama lo ha riconosciu­to apertament­e in un’intervista tv con la Msnbc: «È incredibil­e che cosa si possa fare con 500 milioni di dollari, in termini di audience televisiva, di presenza virtuale». Biden ci mette dentro anche gli investimen­ti dell’altro miliardari­o in gara, Tom Steyer, ma la sua preoccupaz­ione, ovviamente, è rivolta a Bloomberg: «Penso che sarà dura. Non c’è nulla di facile da questo punto di vista, quando hai a disposizio­ne un patrimonio di 60 miliardi di dollari, puoi fare ciò che vuoi».

Quale può essere, allora, la strategia di contrasto? Biden risponde: «Spero di avere la possibilit­à di confrontar­mi con lui, di discutere sulla sua pretesa di avere l’appoggio degli afroameric­ani, oppure sulla sua gestione amministra­tiva, quando era sindaco di New York». In teoria l’occasione potrebbe presentars­i già il 19 febbraio, nel dibattito di Las Vegas. Al momento si sono qualificat­i in cinque: Biden, Buttigieg, Klobuchar, Sanders e Warren. Questa volta tra i requisiti da soddisfare non c’è il raggiungim­ento di una certa soglia di «donazioni singole» ricevute dai cittadini. Bloomberg, finanziato­re unico della sua campagna, potrebbe, dunque, comparire sul palco insieme con gli altri.

Nello stesso tempo il contesto della gara cambia radicalmen­te. Il gruppo di testa si dovrà misurare prima con la comunità dei latinos, con i caucus, le assemblee in Nevada il 22 febbraio, e poi la settimana successiva con il blocco afro-americano, in South Carolina. Due appuntamen­ti che sembrano già decisivi per Biden, avanti nei sondaggi, e molto insidiosi per il tandem di testa Buttigieg-sanders.

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(Afp) Primo seggio I risultati, alla lavagna, del voto a Dixville Notch, 12 abitanti e 5 elettori. A sorpresa, ha vinto Bloomberg, qui non candidato; gli altri due seggi se li sono spartiti Sanders e Buttigieg
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Gli Strokes stanno con Bernie Sanders. Ieri sera la band newyorkese è salita sul palco del «Bernie Beats Trump Rally», all’università del New Hampshire di Durham davanti a oltre 7 mila fan del senatore.
Gli endorsemen­t delle star Gli Strokes stanno con Bernie Sanders. Ieri sera la band newyorkese è salita sul palco del «Bernie Beats Trump Rally», all’università del New Hampshire di Durham davanti a oltre 7 mila fan del senatore.
 ??  ?? Ashley Judd, attrice e attivista, fra le prime a denunciare il produttore Harvey Weinstein, ha scelto Elizabeth Warren. Sta facendo campagna per la senatrice del Massachuse­tts, esponente della sinistra radicale.
Ashley Judd, attrice e attivista, fra le prime a denunciare il produttore Harvey Weinstein, ha scelto Elizabeth Warren. Sta facendo campagna per la senatrice del Massachuse­tts, esponente della sinistra radicale.
 ??  ?? Kevin Kostner, un altro pezzo da 90 di Hollywood oltre a Robert De Niro e Michael J. Fox, ha dato il suo appoggio all’astro nascente di queste primarie dem, Pete Buttigieg, 38enne sindaco gay di South Bend.
Kevin Kostner, un altro pezzo da 90 di Hollywood oltre a Robert De Niro e Michael J. Fox, ha dato il suo appoggio all’astro nascente di queste primarie dem, Pete Buttigieg, 38enne sindaco gay di South Bend.
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