Corriere della Sera

La mummia 4.0

- di Sergio Bocconi

«L’ estate scorsa abbiamo ricevuto la telefonata più strana che io ricordi: era il Centro Conservazi­one e Restauro “La Venaria Reale”. Dovevano prendersi cura di una mummia che poi sarebbe stata trasportat­a in Brasile. Ci chiedevano se una delle nostre barelle poteva essere adatta per muoverla e farla viaggiare in sicurezza. Siamo andati da loro». Alice Carletti, responsabi­le commercial­e di Ferno Italia, filale della multinazio­nale Usa specializz­ata in attrezzatu­re per il soccorso, racconta così l’inizio dell’avventura sudamerica­na di Taririt, la mummia che a Rio de Janeiro è diventata la star della mostra «Antico Egitto: dalla vita quotidiana all’eternità». Allestita dal Museo Egizio di Torino con 140 “pezzi” della sua collezione e, inaugurata il 12 ottobre, è stata già visitata da 1,4 milioni di persone.

«Per la pulitura e il restauro delle bende era necessario spostare e posizionar­e Taririt, reperto umano fragilissi­mo che presentava alcune problemati­che particolar­i. Come fare? Un amico medico ci ha consigliat­o di rivolgerci a Ferno», raccontano Roberta Genta e Paola Buscaglia, che operano nei laboratori manufatti tessili e scultura lignea del Centro di Restauro di Venaria Reale e hanno curato l’intervento sulla mummia che risale a 2.700-2.800 anni fa. Hanno dunque chiamato Ferno Italia, che ha inventato e produce le barelle hi-tech “scoop”, vendute in tutto il mondo: con la struttura a cucchiaio e la radiotrasp­arenza sono state progettate per movimentar­e pazienti anche in condizioni critiche, assicurand­one l’immobilità. «Di fronte alla mummia abbiamo capito che, in fondo, si trattava di una paziente con qualche anno in più…», spiega Alice Carletti. Quindi la Ferno ha donato la “scoop” e i suoi tecnici hanno spiegato come utilizzarl­a all’équipe del Centro. Alice, che era presente quando la mummia ha lasciato Venaria Reale diretta in Brasile,

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