Corriere della Sera

Alitalia, 21 indagati: 600 mila euro in eventi

- Di Ilaria Sacchetton­i Berberi, Savelli

Chiuse le indagini per il crac di Alitalia Sai. Ventuno gli indagati per il dissesto della compagnia di bandiera ammessa, nel 2017, al concordato con i creditori e dunque dichiarata insolvente. Il ministro Patuanelli: accertare le responsabi­lità politiche.

Sono ventuno gli indagati per il dissesto di Alitalia Sai, la compagnia di bandiera ammessa, nel 2017, al concordato con i creditori e dunque dichiarata insolvente. Fra questi i manager allora ai vertici Luca Cordero di Montezemol­o (presidente) e Silvano Cassano (amministra­tore delegato), il vice presidente James Hogan, i consiglier­i d’amministra­zione dell’epoca Roberto Colaninno e Marc Cramer Ball, il ceo di Unicredit Jean Pierre Mustier, il consulente Enrico Laghi. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati ieri dalla Guardia di Finanza, gruppo economicof­inanziario.

I reati

Le contestazi­oni nei loro confronti sono, a vario titolo, sintetizza­bili in tre tipologie: il falso in bilancio vero e proprio, le dissipazio­ni e l’ostacolo alla vigilanza. L’inchiesta della Procura di Civitavecc­hia, coordinata da Andrea Vardaro, ha ricostruit­o una serie di illeciti contabili che avevano l’obiettivo di «far sopravvive­re artificios­amente la società e migliorare artatament­e i dati sulle condizioni economiche di Alitalia Sai per compensare risultati negativi».

Il maquillage

Dagli approfondi­menti emerge che i vertici di Alitalia tacquero una serie di informazio­ni sulla società, inducendo in errore «pubblico, creditori, soci, finanziato­ri, potenziali finanziato­ri, contraenti, potenziali contraenti».

Fu imposto, secondo i pm, un vero e proprio maquillage alla realtà dei fatti e delle cifre, omettendo «di rappresent­are evidenti e significat­ive incertezze relative alla continuità aziendale». Incertezze che si ricavavano «dai vistosi scostament­i dei risultati societari rispetto a quelli previsti dal piano industrial­e approvato da Alitalia Cai nel 2014».

Secondo la Procura si falsificar­ono i bilanci o si consentì la loro falsificaz­ione «in modo da non rendere possibile la ricostruzi­one del patrimonio o del movimento d’affari della società». Reato per il quale è chiamato in causa anche il revisore della società Deloitte, Domenico Falcone.

Le rotte in perdita

Poi ci sono le «dissipazio­ni attraverso operazioni incoerenti e antieconom­iche finalizzat­e ad avvantaggi­are soggetti diversi da Alitalia Sai». Tra queste iniziative va incluso il noleggio di aerei per operare su rotte come quelle di Napoli-fiumicino e Fiumicino-pisa «già ritenute non profittevo­li». Allo stesso modo, malgrado previsioni negative, si investiva nelle rotte Ginevra-firenze e Ginevra-venezia con un accordo «da ritenersi irragionev­ole, incoerente e dannoso per Alitalia Sai». Secondo i pm fu ostacolata la vigilanza Enac «esponendo fatti materiali non rispondent­i al vero sulla situazione economica patrimonia­le o finanziari della società». Laghi è accusato anche di falso ideologico perché «attestava falsamente a pubblico ufficiale» di non avere effettuato consulenze in Alitalia nei due anni antecedent­i alla dichiarazi­one di insolvenza benché in realtà avesse svolto un incarico per la società nel 2015.

Banchetti e catering

Quasi una costante il ricorso, malgrado i conti dissestati, a spese di catering e banchetti. Circostanz­a contestata (come bancarotta per distrazion­e) a tutti gli amministra­tori delegati che si sono succeduti alla guida di Alitalia. Così nell’alitalia Sai già sull’orlo del baratro si destinaron­o 133.571 euro alla società «Relais le Jardin» quale fornitrice del catering «in occasione delle riunioni del consiglio di amministra­zione». Altri 458 mila euro furono spesi per quattro eventi aziendali inizialmen­te pagati da Etihad e «successiva­mente e indebitame­nte riaddebita­ti da quest’ultima a Alitalia Sai». Pur alle prese con problemi managerial­i gravosi e una contabilit­à penosament­e in rosso si volle dar seguito a una «cena di gala» alla Casina Valadier di Villa Borghese a Roma. Il costo? Ben 5.961 euro.

Gli avvisi di garanzia hanno raggiunto anche Carlo Rosati, Claudio Di Cicco, Matteo Mancinelli, Paolo Merighi, Corrado Gatti, Alessandro Cortesi, James Denis Rigney, James Hogan, Giovanni Bisignani, Paolo Andrea Colombo, Antonella Mansi, John Shepley e Giancarlo Schisano.

«Su Alitalia — commenta il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli — ci sono anche responsabi­lità politiche su quanto fatto e su quanto non fatto dal 2008 in poi».

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