Più video e zero contatti, gli uffici ai tempi del Covid-19
L’effetto del Covid-19 si fa sentire anche in azienda. Le multinazionali stanno diramando indicazioni ai dipendenti che ricalcano la circolare del ministero della Salute (e le raccomandazioni dell’oms) e introducono misure originali: «no-handshake», vale a dire niente strette di mano, 10 giorni di smart working per chi rientra dalla Cina, due settimane obbligatorie fuori dalla Cina per chi partecipa a incontri internazionali, videoconferenze al posto delle trasferte. E, un po’ ovunque, più dispenser con gel antibatterico su ogni piano del posto di lavoro.
Siamo ancora lontani da quello che sta succedendo a Pechino, dove aziende come Mcdonald’s certificano su una scheda la temperatura di tutte le persone che hanno lavorato alla preparazione di un menu, per non dire dei fattorini che fanno le consegne a domicilio: a tutti viene misurata la febbre prima della partenza. Però anche in Italia qualcosa è cambiato. Il Gruppo Ferrero ha chiesto ai dipendenti rientrati dalla Cina di lavorare in modalità smart working per almeno dieci giorni di calendario, monitorando il proprio stato di salute, e di rinviare i viaggi non indispensabili nel Paese di Li Keqiang. Stessa linea di Hyundai, dove le riunioni adesso si fanno in video conferenza e, come misura preventiva quotidiana, sono aumentati i distributori dei disinfettanti.
Vodafone Italia ha sospeso le trasferte di lavoro verso Cina, Hong Kong e Macao: se proprio fosse necessario intraprendere un viaggio nelle aree a rischio, la richiesta è di fare il vaccino anti influenzale almeno due settimane prima di partire. E anche Lg Electronics, multinazionale coreana che produce apparecchiature elettroniche e telefonini, ha sospeso temporaneamente i viaggi da e per la Cina e ha chiesto ai dipendenti di segnalare eventuali viaggi di piacere in Oriente.
La cinese Xiaomi parteciperà al prossimo Mobile World Congress che si svolgerà a Barcellona a fine mese. Ma con delle precauzioni: ha chiesto a tutti i dipendenti in arrivo dalla Cina di trascorrere almeno 14 giorni fuori dal Paese prima di entrare in Spagna, e la stessa misura dovranno prenderla i manager che parteciperanno ad attività o meeting. A tutti, è chiesta la politica «no-handshake»: niente strette di mano.
In Lindt una circolare interna raccomanda agli impiegati di stare a una distanza minima di un metro (l’azienda ufficialmente non conferma). Mentre Nestlé, che produce tra gli altri i Baci Perugina, ha attivato l’occupational Health Manager per fornire ai colleghi le indicazioni sulle misure di precauzione più idonee. Anche loro hanno rafforzato le pratiche di igiene già presenti da tempo in tutte le sedi e hanno sospeso temporaneamente i viaggi non indispensabili da e verso la Grande Muraglia. Nuovi dispenser igienizzanti sono stati aggiunti nella sede di Wind Tre.
I Carrefour fanno notare un’altra cosa, che presto potrebbe diventare un problema: si sta assottigliando la scorta di elettrodomestici e oggettistica made in China, nella quale, per esempio, rientrano gli utensili per i giardinaggio. Il Gruppo Danone, su richiesta dei dipendenti cinesi che lavorano in Estremo Oriente, stanno inviando mascherine protettive. Ed è tutto nella norma alle Poste. Chi maneggia pacchi provenienti dalla Cina, unicamente nel centro di smistamento di Milano, usa guanti e mascherina.
Dispenser igienizzanti nei luoghi di lavoro, niente strette di mano, distanza di sicurezza