Corriere della Sera

DANZANDO SUL GRANITO

«Il Grande Alpinismo» Il documentar­io «Free Solo» è la prima uscita dell’opera in 25 dvd in edicola da questa settimana con Corriere e Gazzetta che racconta le avventure di chi ha sfidato le vette più importanti al mondo I video-commenti inediti di Simone

- di Lorenzo Cremonesi

Cd L’alpinismo e l’arte dell’arrampicar­e sono sempre stati manifestaz­ioni del desiderio umano di pensare e agire in modo autonomo e innovativo

d

I filmati vanno al grande pubblico e in ognuno cerco di spiegare con parole semplici il valore di ciascun alpinista e delle sue imprese

Simone Moro

hiunque abbia mai provato a mettere le mani sulla roccia, anche se per un sempliciss­imo primo grado con pochi metri di vuoto dietro le spalle, non può che provare un’orrida attrazione per le immagini del giovane Alex Honnold impegnato in solitaria totale sul granito verticalst­rapiombant­e del mitico El Capitan. A tratti sembra che voli, mentre danza sui mille metri di parete, s’incunea nei diedri, volteggia leggero sulle placche infinite in pura aderenza, sino ad appoggiars­i su sporgenze larghe pochi millimetri. Funambolo senza protezioni, ginnasta delle cime capace di sfidare la gravità con grazia e velocità. Basterebbe un minimo errore, un appiglio che cede e la morte sarebbe certa. Il suo Free Solo ha vinto l’oscar. Un premio al rischio totale, all’avventura assoluta, alla voglia di mettersi in gioco completame­nte, senza compromess­i. I suoi amici fotografi-alpinisti gli avevano promesso che, in caso di incidente, non avrebbero ripreso il volo del suo corpo diretto a sfracellar­si. Lo segui e ti sudano le mani, ti sembra impossibil­e che possa correre rischi tanto gravi.

Non è dunque strano che proprio Free solo sia il primo titolo della serie «Il Grande Alpinismo»: 25 dvd offerti da Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera a partire da questi giorni sino a fine luglio. Più curiosa e intrigante è invece la raccolta di foto e filmati, alcuni vecchi quasi 90 anni, che servono a narrare la figura di Alfonso Vinci nel dvd numero venti. «Inizia con due alpinisti impegnati pochi anni fa a salire lo spigolo Vinci, la sua via di roccia più celebre, che lui salì per la prima volta negli anni Trenta al Pizzo Cengalo, alta Val Masino. È la prova che nella varietà dei dvd abbiamo voluto riassumere i mille aspetti dell’arte di arrampicar­e», spiega Sandro Filippini, curatore della serie. Nulla a che vedere con l’exploit di Honnold. Ai tempi di Vinci prevaleva il rigore dei vecchi istruttori del Club Alpino Italiano, per cui corda, moschetton­i e chiodi dovevano restare nello zaino. Era il pudore della scuola classica. «Non si deve fare i bauscia», dicevano in dialetto lombardo-bergamasco alle scuole del Cai. Tutto diverso dall’imperversa­re odierno di selfie e filmati delle proprie imprese. «Ma la differenza sta nel fatto che ai tempi di Vinci pochi pensavano di poter campare facendo gli alpinisti. Fu Bonatti nel ‘61 a imporre le sue avventure come profession­e. E oggi qualsiasi guida o spedizione che cerchi sponsor è obbligata a farsi pubblicità sui social», ricorda Filippini.

Sono solo pochi accenni per cercare di cogliere il valore dell’opera proposta ai lettori. «L’alpinismo e l’arte dell’arrampicar­e sono sempre stati manifestaz­ioni estreme di libertà. Nei decenni si sono espresse in modi diversi a seconda dei condiziona­menti sociali e culturali. Ma costante resta il desiderio umano di pensare e agire in modo autonomo e innovativo», dice l’alpinista Simone Moro, che in ogni dvd fa una breve premessa. «I filmati vanno al grande pubblico e in ognuno cerco di spiegare con parole semplici il valore di ciascun alpinista e delle sue imprese». Si assiste così a una sfilata di avventure e personaggi. Tra i tanti c’è Reinhold Messner, che nel ‘79 aiuta a salvare la vita dei componenti di una spedizione neozelande­se ai 6.828 metri dello Alma Dablan. Tra loro anche Peter Hillary, figlio del primo a scalare l’everest nel ‘53. Avvincente il filmato di Conrad Anker sul ritrovamen­to nel ‘99 del corpo del britannico George Mallory, che nel 1924 fu intravisto a 300 metri dal tetto del mondo. Arrivò in vetta? Per i più la risposta è no. Ma a noi piace mantenere una patina di mistero.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy