Corriere della Sera

Il caso Eriksen, Padelli e l’addio al primo posto Conte si scopre fragile

L’inter rinnova con il ds Ausilio fino al 2022

- Guido De Carolis

MILANO Il primo posto perso, un calendario difficile, Eriksen che da colpo di mercato si trasforma in caso, il problema del portiere. Ce n’è abbastanza per far tremare l’inter. Però è la sottolinea­tura nuda e cruda di Antonio Conte a fotografar­e la situazione: «Non siamo ancora grandi».

La sconfitta dell’olimpico contro la Lazio ha rimesso in discussion­e il pianeta nerazzurro, incline a facili entusiasmi e a drammatizz­are i momenti negativi. Il secondo k.o. in campionato allarma, non è però una pietra tombale sulla stagione. L’ad Beppe Marotta e il direttore sportivo Piero Ausilio, che su proposta del presidente Steven Zhang ha rinnovato fino al 2022, hanno analizzato la partita con Conte. Il tecnico ha poi parlato alla squadra: niente toni eccessivi, ma ha bollato come inammissib­ili certi errori.

L’inter si gioca molto del suo futuro nei prossimi quindici giorni, a cominciare dal match (facile) di giovedì con i bulgari del Ludogorets, in cui non ci sarà l’influenzat­o Bastoni. L’europa League, considerat­a quasi una seccatura, rischia di trasformar­si in un’ancora di salvezza. All’orizzonte i nerazzurri vedono lo scontro del 1° marzo con la Juventus: non perdere è vitale per tenere aperto il discorso scudetto. Quattro giorni dopo (il 5 marzo) l’inter si gioca un posto in finale di Coppa Italia con il Napoli: lo 0-1 dell’andata è ribaltabil­e, ma al San Paolo serve un’impresa e giocatori in grado di farla.

Uno di questi dovrebbe essere Christian Eriksen. Conte è finito sotto accusa per aver fatto giocare solo 18 minuti il centrocamp­ista contro la Lazio. Critiche non proprio centrate, spesso eccessive. Il danese non ha ancora il passo giusto per la serie A, non conosce gli schemi e per nulla la fase difensiva. Con il Ludogorets dovrebbe giocare dall’inizio, ma resta un giocatore da aspettare e inserire: può cambiare la partita con un colpo, ma ora non è capace di gestirla. Conte ha aspettativ­e fisiche alte, Eriksen allo stato non le soddisfa. Per questo il tecnico aveva chiesto Arturo Vidal, il cileno conosceva la serie A e il sistema di gioco.

Così l’inter si interroga, valuta i rischi futuri e gli errori passati. All’olimpico la sconfitta è arrivata per errori individual­i: «Abbiamo regalato due gol», ha sentenziat­o l’allenatore. Non aver preso un portiere in estate è diventato un problema non appena Handanovic (rientrerà con la Samp) si è fermato. Un errore di valutazion­e di tutti, dirigenza e staff tecnico. Essere stati costretti ad affidarsi a Padelli, inattivo da tre anni e in scadenza a giugno, è stato un azzardo pagato carissimo.

Il vero salto però l’inter deve farlo a livello mentale per reggere negli scontri diretti. In vantaggio con Borussia, Barcellona e Lazio si è fatta superare, con la Juve ha perso, con Atalanta e Roma si è fermata al pari. Per vincere «bisogna avere voglia di continuare a crescere», ha detto Conte. E non sentirsi fenomeni prima di esserlo per davvero. La strada è lunga, il rischio di buttarsi via esiste. Ma la possibilit­à di arrivare in fondo anche. L’inter deve decidere chi e cosa vuole essere: ha quindici giorni di tempo.

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Duello Vecino cerca di contrastar­e Luis Alberto durante la sfida tra Lazio e Inter, vinta domenica dai biancocele­sti per 2-1 (Ansa)

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