Corriere della Sera

Dottorato a Liliana Segre e il bacio allo studente di destra

Cerimonia alla Sapienza, il saluto con Mattarella

- di Fabrizio Caccia

«Ogni volta che la senatrice ROMA Liliana Segre riempie un’aula Magna, un teatro o una scuola, magicament­e quel luogo diventa subito uno spazio di incredibil­e entusiasmo e affetto. E così è stato anche alla Sapienza, Università di Roma...». Lo ha scritto ieri sul suo profilo Facebook la ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina. Ed è vero, è andata proprio così.

Ieri mattina, alla Sapienza, Liliana Segre ha ricevuto il Dottorato honoris causa in Storia dell’europa («Dedico questo riconoscim­ento a mio padre Alberto, l’uomo più importante della mia vita, ucciso per la colpa di essere nato») in occasione dell’inaugurazi­one dell’anno accademico.

Ad applaudirl­a c’erano il capo dello Stato, Sergio Mattarella, il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, i ministri Azzolina, Manfredi, Lamorgese e Dadone, il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib e l’ex presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, Gianni Letta e Carlo Rubbia, il premio Nobel per la Fisica e senatore a vita anche lui.

Ma soprattutt­o c’era Liliana Segre, «una persona speciale e un bellissimo simbolo di pace», ha scritto la ministra Azzolina sul social. La senatrice a vita avrebbe dovuto pronunciar­e una lectio magistrali­s intitolata «La storia sulla pelle». Ma davanti a tutta quella gente, davanti a tantissimi studenti venuti apposta per lei, ha deciso alla fine di parlare a braccio in Aula magna con un discorso da brividi.

«Da nonna voglio ringraziar­e gli studenti come fossero i miei nipoti — ha esordito — perché da loro in questi 30 anni ho ricevuto sempre più di quanto abbia cercato di dare». Già, gli studenti: «È per i giovani che io faccio questa battaglia, è per i giovani che io combatto in tutti i modi ciò che mi ha segnato e mi segnerà la vita per sempre: l’odio. Che ho visto cominciare con delle parole, delle vignette umoristich­e ma che poi è pasenfasi sato ai fatti. Non c’è limite all’odio e io l’ho visto».

La Segre se lo trovò davanti ad Auschwitz, il campo di sterminio nazista (il numero 75190 tatuato sulla pelle) ed è per questo che a 89 anni oggi torna a citare il suo «maestro» Primo Levi. «Capire, comprender­e è impossibil­e ma conoscere è necessario», ammonisce la Segre contenta di trovarsi in «un tempio della conoscenza» come l’università La Sapienza. La senatrice è spiazzante, racconta senza episodi bellissimi e inediti della sua prigionia: come quando ad Auschwitz faceva l’inservient­e di un operaio-schiavo nella fabbrica di munizioni Union e a poco a poco scoprì che lui era un professore francese di Storia.

Così, «vestiti a righe e ischeletri­ti» decisero insieme di riappropri­arsi dei rispettivi ruoli: lei, una italiana tredicenne «espulsa dalla scuola per essere nata ebrea» e lui un prof francese finito prigionier­o, ricomincia­rono a studiare la Storia. In assoluta libertà e segretezza. Segre non sa che fine abbia fatto il professore e neppure conosce la sorte avuta da una ragazza cecoslovac­ca incontrata quell’anno (il 1944) in una stanza gelida di Auschwitz dopo che le avevano rapate a zero entrambe: «Cominciamm­o a parlare in latino maccheroni­co, l’unica lingua che ci accomunava, occhi negli occhi dell’altra. Non ci si dimentica più...».

Al termine della cerimonia, ha abbracciat­o lo studente di destra Valerio Cerracchio, contestato alla vigilia dai collettivi antifascis­ti per essere stato invitato dall’ateneo ad intervenir­e in rappresent­anza di tutti gli iscritti: «Hai il ciuffo come mio nipote... posso darti un bacio o sono troppo vecchia?».

E siparietto finale con Carlo Rubbia, accompagna­to dalla moglie Delia: «Ma lo sa signora — le ha detto scherzando la Segre — che la prima volta in Senato io e suo marito andammo a fare colazione insieme?». «Nessun problema — la risposta pronta di Delia —. La prossima volta ci vengo anch’io».

Primo Levi, il mio maestro, scrisse: capire è impossibil­e, conoscere è necessario

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Liliana Segre scende lo scalone del Rettorato dell’università La Sapienza dove ieri ha ricevuto il Dottorato di ricerca honoris causa. A destra, il saluto di Mattarella
(Guaitoli) Toga Liliana Segre scende lo scalone del Rettorato dell’università La Sapienza dove ieri ha ricevuto il Dottorato di ricerca honoris causa. A destra, il saluto di Mattarella
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Liliana Segre,
89 anni, saluta con un bacio lo studente di destra Valerio Cerracchio, al centro delle polemiche nei giorni scorsi dopo la scelta di farlo intervenir­e a nome degli studenti
(Benvegnù) Sorrisi Liliana Segre, 89 anni, saluta con un bacio lo studente di destra Valerio Cerracchio, al centro delle polemiche nei giorni scorsi dopo la scelta di farlo intervenir­e a nome degli studenti
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