«Sono cresciuto ascoltando Bono»
Il trionfatore del Festival al «Corriere» per un inedito show
Diodato: «Ho imparato a cantare con i dischi degli U2 E porterò a mia madre la statuetta vinta a Sanremo»
Caldaia rotta e due multe da pagare. Ecco il bentornato che Diodato si è trovato a casa dopo la vittoria a Sanremo. «Sono andato a pagare le multe in tabaccheria e mi hanno riconosciuto subito...».
Si stupisce?
«Ho un viso normale, un aspetto certamente non eccentrico, mi mimetizzavo bene nella folla tanto che anche i fan a volte avevano qualche dubbio. Adesso mi riconoscono velocemente».
Col successo arrivano, come ai suoi colleghi, offerte sessuali via social ?
«Per ora no. Solo messaggi pieni di ringraziamenti che mi hanno fatto capire di essere riuscito a condividere un’emozione».
Dov’è la statuetta del premio adesso?
«Lo porterò a mia madre. Il Festival si fa anche per la famiglia, no? Quando andai fra i Giovani nel 2014 mio zio mi disse: “Finalmente sei un cantante”».
Pugliese nel dna ma la carta di identità dice nato ad Aosta...
«Sono nato in anticipo, i miei erano lì vicino in vacanza. Non ci sono mai più tornato. Ho pensato più volte di prendere la macchina e andare a vedere la città, ma ho deciso che mi ci deve portare la musica. Spero che quest’estate sia la volta buona».
Come è nata «Fai rumore» che qui al Corriere ha eseguito dal vivo voce e chitarra (la performance, con anche «Che vita meravigliosa» è su corriere.it)? C’entra o non c’entra Levante, la sua ex?
«Il brano viene da un’improvvisazione in studio. E nella versione finale abbiamo tenuto una parte di quel momento. Le canzoni vengono da un vissuto personale, ma mentre scrivi ti sposti su un altro piano. Per questo ho dedicato la vittoria anche alla mia Taranto: è un urlo liberatorio che ha a che fare con un’umanità più ampia rispetto alla storia fra due persone».
Nella dedica c’era anche
«un bambino rinchiuso nella sua cameretta». Come ci è entrata la musica?
«Con i dischi di mio cugino. Mi diede gli U2 e i Guns N’roses. Scelsi “Achtung Baby”, l’uso della voce di Bono su “One” mi ha insegnato a cantare. Poi arrivarono i dischi dello zio, i Pink Floyd, e il brit rock che segnò l’allontamento dai miei genitori, dalla tradizione italiana».
E la musica suonata?
«Due anni di violino alle scuole medie musicali. Alla fine dei test di ingresso il preside chiese: “Chi è Diodato?”. Mi alzai intimidito. “Sei arrivato primo, bravo”, disse. Il primo festival lo vinsi in quel momento. Mollai al secondo anno. Passò del tempo prima di iniziare con la chitarra. Al liceo vedevo che piaceva quello che facevo. Una volta la preside mi salvò da un’interrogazione mandandomi a prendere gli strumenti per suonare a un’assemblea. Entrammo in palestra e ci fu il boato. Ricordo ancora la pelle d’oca: voglio fare questo, mi dissi».
Arriva al successo a 38 anni. Mai pensato di mollare?
«Tante volte, poi ho eliminato il piano b e mi sono detto che dovevo essere pronto a soffrire. I momenti difficili insegnano a restare con i piedi per terra».
Sanremo, oltre 4 milioni di stream per «Fai rumore», una candidatura ai David per «Che vita meravigliosa»: ha paura che i piedi si stacchino dal suolo?
«Ho paura di perdere le cose che ho imparato nella vita e che sono quelle che ti fanno venire voglia di dire qualcosa attraverso una canzone».
Anni fa scrisse «Patologia», brano sulla sua mania per l’ordine...
«Ho un disordine tutto mio. Se uno sposta qualcosa la rimetto a posto come era. E quando litigo con qualcuno inizio a riordinare casa».
Voleva essere un ninja, è vero?
«Quando ero ragazzino il Giappone era più presente nella nostra cultura: ricordo un telefilm con un samurai, il videogame Shinobi che mi faceva sognare di poter sparire, come i ninja, in un soffio. L’anno scorso in Giappone ho percepito che hanno la mia stessa attenzione al dettaglio, anche se essere vero “terrone” ha mitigato un po’ il carattere».
d Ho un disordine tutto mio: se uno sposta qualcosa la rimetto subito a posto come era prima E quando litigo con qualcuno iniziò a riordinare casa