Meloni: «Se cade l’esecutivo c’è solo il voto»
La leader FDI: sulle Regionali la Lega ha fatto un patto
ROMA A ipotesi di governi di centrodestra allargati a Renzi, a dialoghi sotterranei tra il leader della Lega e quello di Italia viva non vuole credere: «Mi pare impossibile che Matteo Salvini tratti con chi in questo stesso momento sta cercando un accordo nella maggioranza per stravolgere i decreti sicurezza, per abolire le multe alle ong che fanno tratta di uomini, per fare il contrario di quello che gli italiani ci chiedono». Ma in ogni caso Giorgia Meloni lancia un forte altolà: «Noi non siamo disponibili a nessun gioco o giochino di Palazzo. Non ci saranno i voti di Fratelli d’italia per nessun nuovo esecutivo in questa legislatura».
L’ipotesi di un nuovo esecutivo che coinvolga anche l’opposizione in caso di crisi però è reale.
«Non ci sono i margini per un altro governo. E in ogni caso, non ci saremmo noi. Andremo al governo solo con i voti degli italiani. Poi confido nel fatto che il tira e molla di Renzi possa portare all’implosione di questo esecutivo, e spero che Mattarella si renda conto che a quel punto ci sarebbe solo il voto».
Un voto non immediato, dopo il referendum sul taglio dei parlamentari vanno ridisegnati i collegi.
«Ma non è vero che i tempi sarebbero lunghi: per fare il Rosatellum ci vollero due settimane. E i collegi si possono cominciare a riscrivere anche adesso, visto che l’esito del referendum è scontato. Si potrebbe votare già a maggio, al massimo a settembre».
E nel frattempo vede un nuovo governo elettorale?
«I governi elettorali non esistono. Nascono per durare due mesi, come quello Gentiloni, e poi arrivano a fine legislatura. Per me può restare pure questo governo fino al voto, purché sia chiara la data delle urne. Ma non utilizzino scuse solo per durare».
In caso di voto, con questa legge elettorale?
«Io non ho votato il Rosatellum, ma è un sistema decisamente migliore del proporzionale, perché consentirebbe maggioranze possibili. Vogliamo un sistema che la sera delle elezioni dia agli italiani un governo scelto da loro. Per questo faremmo le barricate contro il proporzionale e per questo sarebbe molto grave se altri nel centrodestra trattassero per tornare al proporzionale, e di fatto consegnare l’italia alla palude».
In ogni caso, con le Regionali a maggio, nel centrodestra non c’è ancora intesa: a voi spetterebbe la Puglia per Fitto, ma Salvini nicchia.
«Per me nulla è cambiato rispetto agli accordi presi. Mi fido di Matteo Salvini, col quale ci siamo stretti la mano. Lui ha sempre potuto fidarsi di noi, noi vogliamo fidarci di lui. Abbiamo candidati vincenti, se la si smette di indebolirli con polemiche e dibattiti snervanti».
Secondo la Lega servirebbero candidati civici, nuovi.
«Non capisco: Zaia è nuovo, civico? No, è bravo, e lo ricandidiamo con piacere. In Emilia-romagna correva un civico? E in Friuli? O la regola deve valere solo per noi?»
Forse la Lega teme che FDI e FI abbiano troppo peso al Sud rispetto a loro?
«La Lega governa la Sardegna, e il 32% di Salvini mi pare che sia ampiamente rappresentato in Italia, dalla Lombardia al Veneto all’umbria. Governano circa 20 milioni di italiani, che corrisponde al loro terzo dei voti. Noi, che abbiamo solo il presidente dell’abruzzo, governiamo il 2% della popolazione italiana: chi è sottorappresentato, visto
che siamo vicini a diventare il terzo partito italiano superando il M5S, che certo non si salverà con manifestazioni sui vitalizi alla quale fare passerella in auto blu...?».
Intanto la competizione si è spostata sul piano internazionale. Sarebbe contenta se la Lega venisse con voi nei Conservatori?
«Più ci rafforziamo e meglio è. Certo dovrebbero spiegarci perché guardano a un gruppo presieduto da Fitto che non vogliono come candidato in Puglia... Ma a parte tutto: più rapporti ciascuno di noi tesse, più la coalizione sarà credibile e forte. Sono relazioni preziose per tutti noi».
Anche se, come ha detto Salvini, a lei tocca solo rappresentare la destra?
«Solo qui in Italia, per ovvie ragioni storiche, la parola “destra” ha connotazioni estreme o negative. Io vengo dalla destra ma ambisco a rappresentare quella riformista, liberale, storica, sociale, e ad allargarmi ad altri mondi, come sta avvenendo, basti pensare appunto a Raffaele Fitto. Non mi interessano le etichette, ma proporre temi e idee, nella chiarezza, senza ambiguità. Vittorio Sgarbi ha dato una definizione calzante: “Votare FDI è come andare all’harry’s Bar, sai sempre quello che trovi, non hai sorprese”. Ecco, noi quello che diciamo facciamo. Sempre».
Il no al proporzionale Sarebbe molto grave se altri nel centrodestra trattassero per tornare al sistema proporzionale