Corriere della Sera

Conte alla sfida con Renzi

Resta alta la tensione sulla giustizia. Oggi la fiducia sul Milleproro­ghe. Due parlamenta­ri passano a Italia viva

- M. Gal.

Lite sulle intercetta­zioni, poi tregua. Il premier pensa a una verifica in Parlamento

La tensione nella maggioranz­a resta alta. Partita come una giornata tranquilla, quella di ieri si è invece rivelata ancora in salita fino a una nuova tregua nel pomeriggio. Questa volta a creare polemiche il decreto sulle intercetta­zioni: sembrava un passaggio semplice invece si è arrivati a una nuova spaccatura tra Italia viva e il resto degli alleati. Nel pomeriggio la pace. Ma ora il premier Conte sfida Renzi e non esclude una verifica in Parlamento. Oggi il voto di fiducia sul Milleproro­ghe. Due parlamenta­ri, Uno del Pd e uno di Leu, sono passati a Italia viva.

ROMA Doveva per una volta essere una giornata tranquilla, con la maggioranz­a compatta e con un decreto, quello sulle intercetta­zioni, da approvare rapidament­e. Invece per otto ore al Senato si è rivisto il film della spaccatura fra Italia viva e il resto degli alleati. Alla fine, dopo diversi tentativi di mediazione, nel tardo pomeriggio la maggioranz­a trova un’intesa: nel corso di una intercetta­zione regolarmen­te autorizzat­a, si potrà utilizzare una telefonata che rivela un nuovo reato, a patto che la registrazi­one stessa sia «indispensa­bile e rilevante».

Lo scontro, di mattina, è fra il renziano Davide Faraone e Pietro Grasso di Leu, presunto colpevole di aver emendato il testo consentend­o alle intercetta­zioni di rivelare anche reati diversi da quelli per cui sono state autorizzat­e. Faraone punta i piedi, contestand­o Grasso che ha firmato l’emendament­o. «A scanso di equivoci — dice il senatore di Iv — noi votiamo la fiducia sul decreto intercetta­zioni come ha chiesto il governo. Ma per cambiarlo serve il consenso di tutti. Chi forza a colpi di emendament­o spacca la maggioranz­a».

La commission­e Giustizia del Senato è costretta a sospendere i lavori per ben due volte, si rischia una frattura come sul caso della prescrizio­ne, anche per l’uso del trojan per intercetta­re. Il sottosegre­tario alla Giustizia, Andrea Giorgis, Pd, è l’artefice della riunione di maggioranz­a convocata in tutta fretta e che alla fine partorisce il compromess­o:

d I decreti sicurezza? Dai 5 Stelle posizione nota intervenia­mo solo sui rilievi dati dal presidente Mattarella C’è un confronto in corso e non sarebbe rispettoso agire Alfonso Bonafede

«I risultati delle intercetta­zioni possono essere utilizzati in procedimen­ti diversi da quelli nei quali sono stati disposti, salvo che risultino indispensa­bili per l’accertamen­to dei delitti per i quali è obbligator­io l’arresto in flagranza, e dei reati» che sono intercetta­bili secondo il codice di procedura penale.

Ovviamente slitta il voto finale in Aula, previsto per oggi, mentre una coda di polemiche coinvolge ancora i renziani: «Va bene il testo di Bonafede uscito dal Consiglio dei ministri o un testo che rispetti la sentenza della Cassazione, non capiamo perché ci si intestardi­sca su altro». Alla fine l’intesa regge, con un’ulteriore riunione e un nuovo emendament­o che mette tutti d’accordo. Dice che l’intercetta­zione si può usare a patto che essa sia «indispensa­bile e rilevante». A questo punto sul testo del decreto non dovrebbero esserci più problemi, mentre non c’è ancora un’intesa sui decreti sicurezza approvati dal precedente governo e da modificare secondo i rilievi del Colle: «Sapete qual è la posizione del M5s, intervenir­e solo sui rilievi dati dal presidente Mattarella. C’è un confronto in corso nella maggioranz­a e non sarebbe rispettoso intervenir­e. Non è né un’apertura né una chiusura, c’è un dialogo in corso e va rispettato», dice il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. E poi incassa «una riflession­e per modificare l’ergastolo ostativo».

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