«La nuova legge elettorale prima del referendum» Il Pd sprinta, il M5S dice no
Si accelera, o così sembra. ROMA L’obiettivo è approvare la riforma della legge elettorale in commissione Affari costituzionale della Camera entro il 29 marzo. È il risultato del vertice di maggioranza sulle riforme che si è tenuto a Montecitorio, ma è soprattutto l’auspicio del Pd, che vorrebbe arrivare con un’idea concreta di legge elettorale al voto sul referendum costituzionale (quello che darà o meno il via libera definitivo al taglio dei parlamentari da 915 a 600). Non è affatto detto che ci si arrivi davvero, però, anche perché i 5 Stelle non hanno fretta: temono che una nuova legge significhi un’accelerazione del voto, sgradita nel momento in cui nei sondaggi sono in difficoltà.
Lo sbarramento al 5%
Il testo (Germanicum o Brescellum) è stato firmato dal presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, il 5 Stelle Giuseppe Brescia, per superare i conflitti nella maggioranza: prevede una legge proporzionale, con soglia di sbarramento al 5 per cento e diritto di tribuna. La soglia non piace a Leu, che la considera troppo alta, mentre Italia viva è critica sul diritto di tribuna (che consentirebbe a chi raggiunge il «quoziente pieno» in almeno tre circoscrizioni di due regioni, e non il 5 per cento a livello nazionale, di avere almeno un deputato o senatore).
Brescia è cauto: «La data del 29 marzo non è vincolante. È un tema delicato e ho intenzione di garantire tutti i tempi necessari per la discussione». Oggi in ufficio di presidenza si stabilirà il calendario delle audizioni e si capirà se le opposizioni vogliono ostacolare l’iter. Il Pd, che ha votato no per tre volte al taglio dei parlamentari, ha infine cambiato voto a condizione di varare una legge di tipo proporzionale, per rimediare agli effetti di compressione della rappresentanza della riforma.
Le ipotesi sul voto
Dall’iter della legge dipendono molte cose, in primis se si andrà a votare e quando. Ci sono diverse scuole di pensiero sul tema. C’è chi teme un’improvvisa crisi, con accelerazione al voto e vuole evitare di andarci con l’attuale legge, il Rosatellum. Il perché è presto detto: in mancanza di un accordo elettorale tra Pd e M5S (molto difficile), il centrodestra a trazione leghista potrebbe arrivare al 60-65 per cento dei seggi. Prenderebbe probabilmente il 50 per cento dei due terzi della quota proporzionale e i tre quarti dei seggi uninominali. Se salta tutto, in sostanza, senza una nuova legge, la Lega stravincerebbe.
La seconda scuola di pensiero dice che, non appena hai una nuova legge elettorale, la tentazione è di andare al voto. La teoria della pistola carica: se hai un proiettile in canna, è più facile sparare. Ma chi ha intenzione di sparare oggi? Si pensa a Italia viva, mentre i 5 Stelle non vogliono andare al voto. Semmai ci vorrebbero andare, più tardi, con il proporzionale, che consente loro di scegliere le alleanze dopo il voto, in omaggio al terzopolismo dimaiano (mani libere per stare a sinistra o destra).
I dubbi di Leu
Leu, spiega Federico Fornaro, «è d’accordo sulla legge proporzionale, ma ha riserve sulla soglia del 5 per cento». Basti
vedere cosa è successo con il Rosatellum: solo Leu ha superato la soglia del 3, arrivando al 3,4 per cento. Per questo si cerca di abbassarla (Sinistra italiana, un terzo del partito, è contraria). In questa logica, neanche Italia viva dovrebbe accettare la soglia, essendo stimata tra il 3 e il 4 per cento. Invece ci sta e c’è un motivo: l’obiettivo dei renziani è formare un rassemblement centrista, costringendo +Europa (Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino) e Azione (Carlo Calenda) a convergere, rinunciando a corse in solitaria. Non a caso hanno già annunciato un candidato comune in Puglia. Ma si sommeranno i voti?
E la Lega? Avrebbe da stravincere con il Rosatellum. Ma non è escluso che accetti anche il proporzionale con il 5 per cento. Spiega Dario Parrini (Pd): «La Lega non è affidabile. Cambia idea tre volte al giorno. Sulla legge ha detto di tutto, come sull’euro: dipende se è mercoledì o giovedì».