Bazoli: il progetto? L’ho saputo ieri notte
Con Intesa Sanpaolo-ubi si potrà chiudere un cerchio storico che parte dal Nuovo Banco Ambrosiano e si sviluppa nelle aggregazioni che hanno portato alla prima banca italiana. Quando Giovanni Bazoli nel 1982 viene scelto per guidare la rinascita dal crac dell’ambrosiano di Calvi, oltre a essere avvocato e docente è vicepresidente della Banca San Paolo di Brescia. Istituto che fa parte della squadra dei primi soci del Nuovo Banco Ambrosiano. Ed è fra i protagonisti del percorso che dà vita a Ubi. Nel 1998 si fonde con il Cab creando la Lombarda che poi con Bre diventa Blp, Banca Lombarda e Piemontese. A Bergamo nel frattempo nasce nel 2003 Bpu con l’unione fra Popolare di Bergamo-cv e Bpci. Nel 2007 Blp e Bpu si fondono in Ubi. Con il 9 agosto 1982, quando le 107 filiali riaprono con le insegne Nba, Bazoli avvia un percorso caratterizzato da fusioni e salvaguardia dell’indipendenza della banca. Con la Cattolica (1989) nasce l’ambroveneto, con Cariplo (1997) Intesa, quindi viene incorporata Comit (1999) e con le nozze torinesi nel 2006 viene costituita Intesa Sanpaolo. Bazoli è anche punto di riferimento a Brescia. Promuove la fusione fra le banche ed è vicepresidente di
Blp quando, avvertito il rischio che possa diventare preda di Santander e Bbva, propone l’unione con Bpu. Partecipa alla governance del nuovo istituto fino al 2012, quando ne esce per l’interlocking e ne segue le vicende da azionista (ruolo e correttezza sottolineate dal banchiere di fronte alle indagini della magistratura per presunto patto occulto). E ora l’offerta. Bazoli ha detto di aver conosciuto la decisione di Intesa Sanpaolo lunedì notte, «al momento della comunicazione ai mercati perché i responsabili della banca hanno ritenuto correttamente» di non coinvolgerlo, data la sua posizione e la sua storia. La sua storia di banchiere che ha contribuito a disegnare una crescita iniziata 38 anni fa.