Il nucleo degli azionisti parte tiepido sull’offerta: la banca resti centrale
Favorevoli gli investitori istituzionali. Oggi il consiglio
I soldi sul piatto sono parecchi, gli azionisti di Ubi potrebbero essere molto tentati dall’offerta — sia pure di scambio, cioè in azioni — di Intesa Sanpaolo: 17 nuove azioni della banca milanese ogni 10 dell’istituto bresciano-bergamasco, da ieri sotto Ops (Offerta pubblica di scambio), con un premio del 27% rispetto a lunedì. Una mossa a sorpresa, quella del ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, «non ostile ma certamente non concordata», l’ha definita ieri lo stesso banchiere. Tanto a sorpresa che è stato proprio Messina lunedì notte ad avvisare, a cose fatte, il ceo della banca scalata, Victor Massiah, che nel frattempo era volato a Londra per presentare agli investitori il piano industriale al 2022 illustrato al mercato appena la mattina. Ieri dal quartier generale di Ubi non si raccoglievano dichiarazioni ufficiali, in attesa di valutare meglio i contorni dell’operazione.
Stamattina alle 9, a Milano, dovrebbe riunirsi il consiglio di amministrazione presieduto da Letizia Moratti. Sarà il primo momento ufficiale per valutare la mossa di Intesa Sanpaolo e — con l’ausilio di un advisor che dovrebbe essere Credit Suisse — dovrebbero esprimere una prima valutazione sull’offerta. Messina ieri ha invitato il consiglio a considerare l’ops come «amichevole». Ma — quand’anche
In alto a sinistra, Victor Massiah, amministratore delegato dell’ubi. In alto a destra, Pietro Gussalli Beretta, presidente e amministratore delegato della holding di famiglia In basso a sinistra, Giandomenico Genta, presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo, primo azionista singolo di Ubi. A destra, Alberto Bombassei , presidente del gruppo Brembo non venisse considerata tale dai vertici — toccherà ai soci decidere se accettare o meno. Ma ci sono soci e soci, dentro Ubi Banca.
La maggioranza dell’azionariato è in mano ai grandi fondi istituzionali, in testa Silchester con il 5,1% e Hsbc con il 4,89%. Secondo Messina non faranno fatica ad accettare un‘offerta di scambio che ieri ha fatto volare Ubi in Borsa del 23,5% a 4,31 euro per azione, guadagnando praticamente 1 miliardo secco di capitalizzazione.
Il patto
In Ubi ci sono tre patti di consultazione, il primo guidato dalla Fondazione Crcuneo
Considerata la fuga del titolo da inizio anno, il premio offerto da Intesa Sanpaolo diventa del 36% circa rispetto alla chiusura di lunedì. Ancora ieri a mercati chiusi 17 azioni Intesa Sanpaolo valevano 44,2 euro rispetto ai 43,1 euro di 10 Ubi. Insomma c’è margine per guadagnare ancora. «Difficile trovare un apprezzamento di questo tipo per una banca italiana», commentava ieri un banchiere coinvolto sul dossier. Oltre a questo, Intesa
Sanpaolo promette ai soci (quindi anche a quelli di Ubi che aderiranno) «dividendi elevati e sostenibili», pari a 0,2 euro per azione quest’anno e in rialzo per il 2021.
Poi ci sono i soci italiani. Il primo azionista in assoluto è la Fondazione Cr Cuneo (Crc), che ha il 5,91%, riunito in un patto di consultazione — Car, comitato azionisti di riferimento — che vale per il 17,9% con le quote di Fondazione Banca Monte di Lombardia (3,95%) e di un gruppo di famiglie imprenditoriali locali: Bosatelli con il 2,85% e poi, attorno all’1% a testa, Bombassei, Pilenga, Radici, Andreoletti, Beretta. «Valuteremo con particolare attenzione le implicazioni dell’offerta e i possibili scenari, alla luce della centralità di Ubi per l’italia e il suo sistema bancario e finanziario», dice Giandomenico Genta, presidente della Crc. Ci sono altri due patti di consultazione dentro Ubi Banca: la componente ex-bresciana del «Sindacato azionisti», che raccoglie l’8,5%, e il bergamasco «Patto dei Mille» attorno all’1,6%. In totale i pattisti hanno in mano il 27%. Se si avesse un’adesione del 100% all’ops, tutti i soci ex Ubi avrebbero il 10% della nuova Intesa Sanpaolo. Risultando più ricchi, ma meno influenti.