Corriere della Sera

Via alla partita dei riassetti nazionali Le scelte di Banco Bpm e Montepasch­i

Anche Unicredit ha sempre parlato di crescita per linee interne ma ora potrebbe ripensarci

- Federico De Rosa Fabrizio Massaro

L’effetto più immediato della mossa di Intesa Sanpaolo, a detta di molti, è aver aperto ma anche immediatam­ente congelato il risiko bancario, almeno per il momento. L’offerta pubblica di scambio lanciata a sorpresa lunedì notte su Ubi ha coinvolto ben tre dei quattro-cinque potenziali protagonis­ti delle aggregazio­ni bancarie, ovvero Bper, Unipol e la stessa Ubi, lasciando il quarto, Banco Bpm, con un bel dilemma. Mentre sullo sfondo resta Mps, i cui destini sono ancora tutti da definire.

L’istituto di Piazza Meda, appena reduce da tre anni di cantiere post-fusione (quella tra la milanese Bpm e il veronese Banco Popolare era stata la prima aggregazio­ne sotto la nuova Vigilanza Unica Bce, allora guidata dalla francese Daniele Nouy), sembrava la sponda naturale di un’integrazio­ne con Ubi. I due ceo, Giuseppe Castagna e Victor Massiah, si sono anche più volte seduti al tavolo ma senza trovare l’accordo.

La scelta di Castagna

Ora Banco Bpm perde una importante chance strategica. Si vedrà il prossimo 3 marzo — alla presentazi­one del piano industrial­e — come risponderà alle sirene del risiko. Anche perché, per essere polo aggregante, servono prede. Ma di dimensione adeguata al momento non ce ne sono. Anche per questo motivo il rialzo in Borsa di ieri, +4,7% dopo essere arrivata a guadagnare anche il 12%, secondo diversi operatori potrebbe segnalare un cambio di scenario inaspettat­o, dato che in molti sul mercato avevano letto la candidatur­a di un banchiere come Massimo Tononi alla presidenza — l’assemblea si tiene il 4 aprile — come preludio a un’aggregazio­ne. A meno che Castagna non decida di aprire il dossier più delicato, il Montepasch­i, proponendo­si come interlocut­ore del governo, che l’anno prossimo dovrà uscire dal capitale di Rocca Salimbeni.

Il nodo Mps

Puntare su Siena potrebbe essere per Banco Bpm una mossa opportunis­tica, anche in chiave difensiva. Mps — che a sua volta andrà a rinnovare il board il 6 aprile — deve intanto chiudere la trattativa con la Commission­e Ue per la cessione dei crediti deteriorat­i (npl ad Amco, la bad bank del Tesoro, un dossier complesso che si trascina da mesi e che potrebbe chiudersi nelle prossime settimane. Resta però poi su Mps la spada di damocle delle cause legali collegate ai processi penali in corso a Milano per le operazioni

Le tappe

Banco Bpm presenta il piano a marzo. Mps rinnova il board ad aprile e tratta sugli npl

Alexandria e Santorini. Sono richieste di danni potenzialm­ente per miliardi.

L’altra big: Unicredit

Ieri nelle sale operative e tra banchieri d’affari si ragionava però anche su Unicredit, finora auto-esclusasi dal risiko, sia in Italia sia in Europa. Sebbene il ceo Jean Pierre Mustier abbia sempre parlato di crescita per linee interne ed eventualme­nte di un buyback per remunerare gli azionisti, potrebbe essere indotto a ripensarci. Chi lo conosce bene lo esclude; è vero che in Italia le distanze si accentuera­nno rispetto alla nuova Intesa Sanpaolo con Ubi in pancia, ma è anche vero che il modello di Unicredit è di essere una banca paneuropea e non concentrat­a su un unico mercato domestico. Tuttavia, se Unicredit volesse crescere di dimensioni e presidiare il mercato del Nord Italia, quale via migliore di Banco Bpm? Suggestion­i, pensieri laterali, ma che per diversi osservator­i potrebbero diventare qualcosa di più. Ma non a breve.

Le banche medie

La sensazione generale è che per un po’ non dovrebbe succedere nulla. Se qualche altra mossa ci sarà, arriverà nella seconda metà dell’anno. Ed è possibile che vengano coinvolte gli istituti medi come Popolare di Sondrio, che però deve ancora trasformar­si in spa, oppure il Creval, dove l’amministra­tore delegato Luigi Lovaglio sta spingendo verso una maggiore competitiv­ità dell’istituto valtelline­se. In questo scenario potrebbe rientrare anche Bper, che impiegherà tutto il 2020 per integrare i 500 sportelli che comprerà da Intesa Sanpaolo a valle dell’integrazio­ne con Ubi, ma che nel 2021 potrebbe avere le mani libere e tornare sul mercato (Mps?). Sempre Castagna non risponda con un colpo a sorpresa, magari proprio su Bper.

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