«La cura al plasma? Attenti alle notizie false»
Le epidemie causate da virus respiratori ignoti si assomigliano anche per la rincorsa di notizie su presunte terapie risolutive. Non appena un malato guarisce viene annunciata una nuova, promettente cura. Ricercatori cinesi descrivono il caso di un paziente sopravvissuto al Covid-19 grazie a iniezioni di plasma appartenente a persone colpite dalla stessa infezione, dunque ricco di anticorpi capaci di difendere in seconda battuta. Che il plasma, vale a dire la componente del sangue con globuli rossi e bianchi, contenga le cellule incaricate di opporsi all’attacco di microrganismi estranei non è una scoperta. Nel caso le infusioni fossero davvero efficaci non sarebbero comunque un trattamento da utilizzare su ampia scala fino al termine di regolari sperimentazioni che richiedono anni. «Occorre fare molta attenzione, gli emoderivati possono trasmettere altri problemi infettivi, pensiamo a epatite e Aids. Mi sembra un azzardo», è scettico Matteo Bassetti, infettivologo del San Martino di Genova. Il presidente dell’istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro è altrettanto prudente: «Un farmaco come questo richiede un certo numero di individui che abbiano superato la malattia ed è quindi una risposta in questo momento contestuale alla Cina». Altro conto è provare terapie già validate ma impiegate per altre infezioni come si sta facendo con i tre pazienti ricoverati allo Spallanzani, trattati con degli antivirali secondo le indicazioni delle linee guida internazionali targate Organizzazione mondiale della sanità.