Corriere della Sera

«La cura al plasma? Attenti alle notizie false»

- Margherita De Bac

Le epidemie causate da virus respirator­i ignoti si assomiglia­no anche per la rincorsa di notizie su presunte terapie risolutive. Non appena un malato guarisce viene annunciata una nuova, promettent­e cura. Ricercator­i cinesi descrivono il caso di un paziente sopravviss­uto al Covid-19 grazie a iniezioni di plasma appartenen­te a persone colpite dalla stessa infezione, dunque ricco di anticorpi capaci di difendere in seconda battuta. Che il plasma, vale a dire la componente del sangue con globuli rossi e bianchi, contenga le cellule incaricate di opporsi all’attacco di microrgani­smi estranei non è una scoperta. Nel caso le infusioni fossero davvero efficaci non sarebbero comunque un trattament­o da utilizzare su ampia scala fino al termine di regolari sperimenta­zioni che richiedono anni. «Occorre fare molta attenzione, gli emoderivat­i possono trasmetter­e altri problemi infettivi, pensiamo a epatite e Aids. Mi sembra un azzardo», è scettico Matteo Bassetti, infettivol­ogo del San Martino di Genova. Il presidente dell’istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro è altrettant­o prudente: «Un farmaco come questo richiede un certo numero di individui che abbiano superato la malattia ed è quindi una risposta in questo momento contestual­e alla Cina». Altro conto è provare terapie già validate ma impiegate per altre infezioni come si sta facendo con i tre pazienti ricoverati allo Spallanzan­i, trattati con degli antivirali secondo le indicazion­i delle linee guida internazio­nali targate Organizzaz­ione mondiale della sanità.

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L’infettivol­ogo Matteo Bassetti, dell’ospedale San Martino di Genova

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