UNA DONNA LEADER ANCHE IN ITALIA
Caro Aldo, nella storia della Repubblica italiana non mi risulta sia mai stato assegnato l’incarico di formare un governo a una donna. Sciovinismo politico di genere, mancanza di candidature o altro che mi sfugge?
Lei che cosa ne pensa?
Adire il vero Francesco Cossiga affidò l’incarico «esplorativo» a Nilde Iotti nel 1987; ma, avendo conosciuto un po’ l’emerito, credo fosse più un riconoscimento alla persona, al genere femminile e un poco anche alla propria vanità, che non un serio tentativo di dare un governo al Paese; le elezioni anticipate erano inevitabili e infatti non vennero evitate. Resta comunque un precedente significativo, anche per la statura dei personaggi, che oggi ci manca molto.
Per il resto, non c’è dubbio che l’italia resti un Paese maschilista. Alle donne in politica è richiesto di più. Il prezzo da pagare è molto alto: pensi agli attacchi che hanno ricevuto Laura Boldrini, Maria Elena Boschi, Giorgia Meloni; sarebbe accaduto anche se fossero stati uomini? Eppure sono convinto che la politica in futuro appartenga alle donne, anche in Italia. Ci siamo già detti che nel Paese europeo più avanzato, la Germania, tutti i partiti da destra a sinistra sono guidati da donne. Generalizzare è sempre pericoloso; ed essere femmina, o maschio, non rappresenta di per sé un merito. Ma le donne tendono a essere più lungimiranti e meno corruttibili. Più capaci di concretezza e di prendere decisioni nell’interesse generale. Quando una donna diventerà capo del governo o dello Stato sarà comunque troppo tardi. Ma il corso della storia è questo, e prima o poi riguarderà anche il nostro Paese. Fossi in lei, gentile signor Pons, per il futuro — oltre ovviamente alla presidente del Senato — terrei d’occhio Marta Cartabia, Paola Severino e Giulia Bongiorno.