Sicilia, quei dubbi sull’autonomia
«Ha ancora senso oggi, in un momento in cui la globalità di approcci al tema patrimonio culturale consente di studiare e analizzare fenomeni storici in una complessità senza confini prefissati, pensare a una Sicilia isolata dal resto del Paese?». Se l’è chiesto giorni fa, su La Sicilia di Catania, l’archeologo Daniele Malfitana, direttore dell’istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr. Detto fatto, ha preso la classifica dei trenta siti culturali più visitati d’italia fornita dal ministro dei Beni culturali e l’ha riscritta inserendo i visitatori dei siti siciliani diffusi dalla Regione, spiegando che il patrimonio isolano, se non fosse escluso a causa dell’autonomia, occuperebbe posizioni assai più lusinghiere: «Il Parco Archeologico di Agrigento (937.918) prenderebbe infatti il sesto posto, seguito dal Parco di Taormina e Naxos (897.620), piazzandosi prima del Museo Egizio di Torino; l’area archeologica della Neapolis di Siracusa (679.952) si piazzerebbe al dodicesimo posto e Piazza Armerina (307.653) al ventiseiesimo posto; Segesta (290.989) al ventisettesimo; Selinunte non entra per un pelo e andrebbe al 31° posto. Insomma, ci sarebbero ben cinque new entries siciliane che andrebbero a scompaginare la classifica aggiungendo complessivamente 3.114.132 visitatori in più». Una riscrittura contestata sullo stesso quotidiano catanese da Silvia Mazza, collaboratrice de Il Giornale dell’arte, convinta che si tratti d’una classifica «poco scientifica», fatta «mettendo insieme i dati definitivi del Mibact con quelli provvisori siciliani». La cosa più interessante, però, è che tutti quei dubbi sulla «potestà unica in tema di beni culturali e paesaggio» pretesa e ottenuta dalla Sicilia a ridosso della istituzione del ministero nel 1975, non vengono espressi dai tanti archeologi e studiosi italiani e stranieri che da anni contestano l’uso spesso scellerato dell’autonomia, ma da un siciliano nato, cresciuto, laureato e andato in cattedra a Catania: «Visto con lo sguardo di oggi, dove i processi di conoscenza, tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale obbediscono a criteri unitari di lettura, l’autonomia siciliana in materia ottiene non solo l’effetto di lasciare fuori dalla classifica del Paese siti fuoriclasse, ma, soprattutto di generare una sovrapposizione, talvolta pasticciata, di normative e strumenti».
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