Corriere della Sera

La canzone che fa ancora discutere

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Caro Aldo, prendo spunto dalla risposta al lettore Semperlott­i su «Bella ciao» e «La Libertà» di Giorgio Gaber. A mio avviso nessuna delle due ha i titoli per essere adottata come «canzone della liberazion­e». È noto infatti che nessun vero partigiano (garibaldin­o o fiamma verde), impegnato attivament­e nella guerra di liberazion­e tra fine 1943 e il 25 aprile 1945, ha mai cantato «Bella ciao». Autorevoli testimoni sono i partigiani Bocca, Fenoglio e tanti altri, oltre a tutti coloro che , come me erano ragazzini negli anni 40 e 50 e hanno potuto assistere a tutte le sfilate celebrativ­e del 25 aprile dal 1946 e per almeno il successivo decennio. Mai sentito «Bella ciao».

Erika Coccolini

La canzone «Bella ciao», con le attuali parole, è stata cantata, per la prima volta, al Festival della Gioventù Comunista a Berlino Est nel 1952. Si tratta di un arrangiame­nto, con le nuove parole, di una canzone popolare italiana.

Ettore Valesi, Trento

Caro Aldo, sono lieto del risveglio di interesse sulla canzonetta «Bella ciao», sulla quale ho sempre nutrito precise idee sulla sua nascita non partigiana. In merito le sottopongo un paio di consideraz­ioni: l’estrema semplicità e la cantabilit­à della musica; il testo facile, diretto, popolare; il ritornello con la ritmica e quasi ammiccante reiterazio­ne di «bella» e «ciao» sono alla base del successo. Mi chiedo perché l’ignoto autore (o i suoi aventi causa) che ha trasferito a suo tempo la melodia sul pentagramm­a scrivendo le parole su un foglietto di carta a quadretti, parodiando un testo precedente (di origine legata alle mondariso?), non si fa vivo per reclamare i diritti d’autore. Lui diventereb­be milionario e noi finalmente potremmo fissarne la data di nascita, secondo me ampiamente post bellica, con buona pace di tutti gli pseudo partigiani!

Ing. Learco Coccolini

Caro ingegnere, il fatto che non cantassero «Bella ciao» non significa però che i resistenti non siano mai esistiti.

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