«Clima e hi-tech, Bei e Italia insieme per le sfide future»
Il presidente Hoyer oggi a Roma, gli incontri con Mattarella e Conte
LUSSEMBURGO «È un mio dovere visitare i nostri azionisti regolarmente e l’italia è uno dei principali (gli altri due sono Francia e Germania, ndr). Inoltre fin dalla fondazione della Bei prevista nei Trattati di Roma, che hanno sancito la nascita della Comunità economica europea, Roma ha un significato speciale per noi». Il presidente della Banca europea per gli investimenti, il tedesco Werner Hoyer, oggi incontrerà a Roma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’economia Roberto Gualtieri.
Cosa si aspetta dagli incontri con le istituzioni italiane?
«L’italia è il principale beneficiario dei fondi Bei, confermato anche nel 2019 con circa 11 miliardi di prestiti e garanzie a sostegno di 34 miliardi di investimenti. È importante essere in contatto, ci sono stati anche cambi politici significativi, è bene conoscerci. Firmeremo anche un memorandum of understanding per rafforzare la nostra cooperazione».
In cosa consiste l’accordo?
«Il protocollo d’intesa prevede una collaborazione rafforzata su ricerca e sviluppo industriali e per lo sviluppo di un mercato del capitale di rischio, in particolare a sostegno dell’innovazione e del trasferimento tecnologico. L’italia è poi un partner chiave nella lotta al cambiamento climatico. Inoltre il Paese è stato particolarmente colpito
Werner Hoyer, 68 anni, presidente Bei dalla crisi dei migranti e continua a essere sotto pressione. Con l’italia portiamo avanti progetti di sviluppo nei Paesi terzi, è uno degli strumenti principali per evitare ulteriori pressioni future. Questi sono i temi che affronteremo con i nostri partner italiani. La relazione con l’italia è sempre stata eccellente».
Come è nato d’intesa? il protocollo
«Dalla volontà di entrambe le parti di continuare e intensificare questa relazione. Le grandi sfide dei prossimi anni non potranno essere affrontate solo con gli investimenti pubblici, è necessario mobilizzare anche il settore privato. L’italia è un mercato molto interessante».
L’italia investe poco e cresce poco. Come spezzare questa spirale negativa?
«Non vogliamo sovrastimare il ruolo Bei. C’è una tripla divisione: generazionale, territoriale (tra una parte molto avanzata e una che si sente lasciata indietro) e produttiva tra le aziende più all’avanguardia e le altre. Le istituzioni finanziarie possono contribuire a sviluppare la crescita potenziale del Paese, a partire da educazione, ricerca, sviluppo, servizi pubblici e sostegno alle Pmi, che hanno un ruolo fondamentale».
d Vogliamo rafforzare la collaborazione tra Investitalia e Bei
Secondo lei in Italia c’è un clima anti impresa?
«C’è qualcuno che in Europa pensa che sia possibile una crescita senza industria. Ma l’industria continuerà a essere la spina dorsale del nostro sviluppo, però deve esser pulita, più produttiva e dobbiamo fare un uso migliore delle risorse. L’italia ha una grande tradizione industriale. Per questo vogliamo rafforzare la collaborazione tra Investitalia e noi».
È il primo protocollo d’intesa di questo tipo con un governo?
«Sì, ma non è insolito per la Bei trovare soluzioni per i singoli Paesi».
Concorda nella definizione di Bei come banca del clima?
«Per i 25 anni passati siamo stati tra i maggiori finanziatori multilaterali di progetti contro il climate change, ma nessuno a Bruxelles o nelle capitali ne ha preso nota. E ora per il nostro piano ambizioso siamo diventati la banca del clima, ma come raggiungeremo gli obiettivi al 2050? Attraverso l’innovazione. Siamo la banca del clima e dell’innovazione».
L’italia chiede che gli investimenti verdi siano scorporati dal Patto di stabilità.
«Le finanze solide sono importanti per la stabilità e la crescita dell’europa. Mario Draghi ha raggiunto risultati importanti, ottenuti con una coraggiosa politica monetaria e di stabilizzazione, che ha dato il respiro ai governi nazionali per intervenire sul piano fiscale. Lo spazio fiscale deve essere dirottato sugli investimenti in innovazione e modernizzazione. Continua a esserci un bisogno di stabilizzazione ma c’è senza dubbio un gap di investimenti in Europa. In Italia il settore privato non è sovraindebitato e può essere molto utile».
Le Bei è stata pioniera nell’emissione di green bond. Che opportunità ci sono per le banche commerciali?
«C’è un grosso potenziale sia per le banche commerciali sia per gli Stati membri.noi siamo stati pionieri, nel 2007 la scelta sembrò strana, ora il mercato è cresciuto. Dobbiamo insistere sulla qualità dei progetti, non dobbiamo permettere il green washing. Bisogna standardizzare i criteri per la definizione dei green bond».