Corriere della Sera

Le armi tecniche della pianista Rana esaltano la platea

- Di Enrico Girardi

Ancora così giovane ma già così affermata, Beatrice Rana, classe 1993, incuriosis­ce oggi come non moltissimi altri musicisti: ogni disco è un successo, ogni concerto fa il tutto esaurito. Così anche alla stagione della Filarmonic­a della Scala per il Concerto n.4 di Beethoven, che esegue sotto l’esperta e complice direzione di Fabio Luisi.

Si percepisco­no subito due cose: in primo luogo che la ragazza vanta personalit­à musicale autentica e un suono tutto suo; secondaria­mente, che possiede un tale arsenale di armi tecniche da potersi permettere di seguire ogni linea interpreta­tiva, senza esserne condiziona­ta.

Quella che sceglie per il Quarto, a tutta prima può affascinar­e ma si rivela poi discutibil­e però, per quanto (o proprio perché) perseguita con estrema coerenza. È una linea interioriz­zata oltre le aspettativ­e, persino estenuata nel tempo lento, discorsiva come private confidenze nei tempi di cornice. L’opera non è particolar­mente «eroica», certo. Basta osservare la forma ossuta dell’incipit per accorgerse­ne. Richiede comunque più nerbo, più vita, più dramma meno colloquial­ità. Ed ha un qualcosa di nobile e cavalleres­co che la lettura di Rana lascia un po’ ai margini.

Notevoli e molto apprezzati dal pubblico i due bis concessi dalla pianista pugliese: una

Romanza di Schumann e una danza dalla Partita n.1 di Bach.

La palla passa poi nelle mani di Fabio Luisi. In questi anni sta realizzand­o, un passo alla volta, un’entusiasma­nte immersione nel mare profondo del sinfonismo di Anton Bruckner. E questa è la volta della Sinfonia n.2, detta «delle pause», che fa bene Luisi a eseguire misurate, per quanto tale artificio segna il profilo architetto­nico dell’ampia costruzion­e. Nei programmi da concerto in Italia questa Sinfonia non è nemmeno rara, è inesistent­e. La Filarmonic­a della Scala non l’aveva mai eseguita. La matassa si dipana salda però. L’orchestra è anche più esatta che in Beethoven. L’opera fa breccia, lo si percepisce chiarament­e. Luisi poi sa esaltarne il lirismo: un tanto di colore mediterran­eo, un tanto di Sehnsucht alla Schubert non guastano, quand’anche si abbia l’aspettativ­a di un suono più «tedesco», livido e scuro.

Del resto, la musica di Bruckner è troppo al di là delle etichette in cui si cerca di ingabbiarl­a. E se si evita la retorica — Luisi non corre questo rischio — rende plausibili più ipotesi di lettura. Moltissimi applausi a Rana, moltissimi applausi a Luisi.

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La pianista pugliese Beatrice Rana, 27 anni, si è esibita con la Filarmonic­a della Scala
Star La pianista pugliese Beatrice Rana, 27 anni, si è esibita con la Filarmonic­a della Scala

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