Corriere della Sera

Wierer un’infinita corsa all’oro

Secondo titolo dell’azzurra ai Mondiali di Anterselva

- Gaia Piccardi

Dopo l’inseguimen­to, trionfa nell’individual­e «Ora posso sciare e sparare senza pesi sulle spalle Sono orgogliosa di dare visibilità al mio sport»

Calamity Jane spara a memoria, a terra o in piedi fa poca differenza, c’è un Far West surgelato da conquistar­e sentendosi finalmente libera. Qui Anterselva, provincia di Dorothea. «La vittoria nell’inseguimen­to mi ha tolto un grosso peso dalle spalle».

Oro bis, nel Mondiale di casa, con tre cartucce ancora in canna: staffetta singola, staffetta donne, mass start di cui è campioness­a in carica. Dagli Appennini alle Alpi, il biathlon è Doro Wierer, la fuoriclass­e che adesso scomoda paragoni importanti («Oh no, non tiriamo in ballo Federica Pellegrini che vinse due ori iridati in un Mondiale perché io mi sento molto sotto...»), antenate di prestigio («Grazie alla grinta di questa ragazza il biathlon entra nel salotto di tutti gli italiani» dice Manuela Di Centa), scenari un tempo impensati: cresce un movimento d’opinione per nominarla subito, prima che cambi idea e si rintani a Cavalese a metter su famiglia con il marito Stefano, portabandi­era ai

Giochi di Pechino 2022, dietro l’angolo.

La gara individual­e è storia (la più antica tra le specialità del biathlon), crepacuore (ogni errore al poligono, un minuto di penalità), aritmetica (si parte a distanza di 30”, poi è tutto un calcolare distacchi). La prima vittoria in quella Coppa del Mondo di cui è sempre più leader, Wierer la ottenne proprio nell’individual­e: Ostersund, 4 dicembre 2015, molta neve e molto rimmel fa.

Un errore al primo poligono ventoso (ultimo colpo) pare il baratro: l’azzurra precipita in 24ª posizione, il podio pare impossibil­e. «Sono rimasta tranquilla, concentrat­a. La forma c’è, mi sono detta, devi solo aggiustare la mira». La seconda serie di tiro non è perfetta, ma non lo sono nemmeno le rivali. Roeiseland, la vichinga allenata dall’ex coach dell’italia Oberegger, le solite api operaie svedesi di giallo vestite, le valchirie teutoniche seguite ad Anterselva da un tifo da stadio. Ma solo la Nazionale di Fabrizio Curtaz può vantare nella malga dove il cuoco Arturo sforna manicarett­i Dorothea Wierer da Rasun, qualche curva più in là.

La svolta al terzo poligono, a terra. Zero, serie pulita.

La classifica migliora. E poi ancora percorso netto all’ultima sparatoria, in piedi, la perfezione assoluta. L’azzurra esce in testa, con 2”2 su Vanessa Hinz, dalla Baviera con furore. Diventa una corsa contro il tempo, senza sentire le indicazion­i degli allenatori («C’era troppo rumore, ero troppo immersa nella gara»), un passo skating cieco e furibondo per mantenere la posizione, mentre dietro incalza uno sciame di locuste. Un’altra pagina felice del romanzo del biathlon.

Terzo oro mondiale, il secondo in questo campionato fatato giocato in casa, che calza a Wierer come le tacco 12 che colleziona nell’armadio di casa («Ne ho di più che scarpe da ginnastica, anche se non ho mai occasione di metterle!»). Doppietta iridata come Stefania Belmondo (Falun ‘93, Ramsau ‘99) e Deborah Compagnoni (Sestriere ‘97), altri paragoni che si sprecano volentieri per questa campioness­a tascabile, fredda ma mai scostante, spiritosa ai confini con la sfacciatag­gine, occhi bistrati da tigre siberiana.

«Ho gareggiato senza pressione addosso, concentran­domi solo sul gesto tecnico. Mi andava bene anche un argento, ma meglio l’oro! Sono felicissim­a, e il fatto di dare grande visibilità al mio sport mi rende orgogliosa». Se nei bar italiani si parla di biathlon, è merito suo. Cinque bersagli a 50 metri e un caffè macchiato. Il resto, mancia.

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Dorothea Wierer,
29 anni, ha conquistat­o già due ori ai Mondiali di biathlon di Anterselva. L’altoatesin­a ha bruciato ieri sul traguardo per due soli secondi la tedesca Hinz (Ap, Getty Images, Lapresse)
Bis Dorothea Wierer, 29 anni, ha conquistat­o già due ori ai Mondiali di biathlon di Anterselva. L’altoatesin­a ha bruciato ieri sul traguardo per due soli secondi la tedesca Hinz (Ap, Getty Images, Lapresse)
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