Corriere della Sera

La macchina della verità

Via ai test di Barcellona resi dalla F1 meno misteriosi: tocca a Vettel, parte l’attacco alla Mercedes

- DAL NOSTRO INVIATO Daniele Sparisci Gaia Piccardi

BARCELLONA Quanti inverni, quante attese fra certezze, sorprese, illusioni. E inganni, tanti. Si ricomincia, a girare in tondo sperando di aver imboccato la direzione giusta. Lewis Hamilton odia la routine dei test. Ma alla fine se vince è pure perché ha una straordina­ria sensibilit­à nel capire quelle piccole modifiche capaci di dare grandi risultati. Come Michael Schumacher, però lui potevano chiamarlo di notte ed era già all’alba a Fiorano tanto amava guidare.

In quest’epoca di prove in pista contingent­ate, dominata da simulatori da decine di milioni di euro che mai nessun tifoso vedrà, i collaudi precampion­ato al via oggi al Montmelò sono i più aperti nella storia più recente della F1. Da quest’anno sono vietate le paratie davanti ai garage — tranne durante le operazioni di montaggio e smontaggio delle vetture — , le squadre hanno già studiato stratagemm­i per proteggere i segreti (tipo cordoni umani di fronte alle saracinesc­he), Liberty ha spinto (giustament­e) per movimentar­e giornate inesorabil­mente scandite da riti tecnici. In questo clima «open» la Ferrari arriva più chiusa del solito. Abbottonat­a. Niente pronostici né obiettivi dichiarati, tanti discorsi sul cambiament­o nel 2021 e pochi sul presente. Massima prudenza nelle parole, negli atteggiame­nti, l’ordine è mantenere un profilo basso.

Anche se la nuova macchina dovesse essere un missile riesce difficile immaginare uscite audaci come quelle di dodici mesi fa. Il «vicini alla perfezione» detto da Sebastian Vettel, per esempio, che aveva prodotto gigantesch­e aspettativ­e, poi rivelatesi false. Ieri il tedesco ha percorso i primi chilometri sulla SF1000 alternando­si con Charles Leclerc in una giornata dedicata alle riprese promoziona­li, oggi si fa sul serio e comincia

Seb. Altro che anno di transizion­e, rischia il posto. Con il contratto in scadenza, la Ferrari ha teso la mano al prolungame­nto indicandol­o come prima scelta per la prossima stagione. Sta a lui guadagnars­i la riconferma con i risultati ma anche accettando condizioni economiche molto meno favorevoli di quelle attuali e un ruolo subalterno in un team che ha puntato su Leclerc per il prossimo ciclo. Un

Coppia Charles Leclerc e Sebastian Vettel posano davanti alla Ferrari SF1000 (Afp) nodo da sciogliere, fra i tanti, e anche abbastanza in fretta.

L’altra incognita riguarda la bontà del progetto 2020, sulla quale il gruppo di Mattia Binotto si gioca una buona fetta di credibilit­à anche per gli anni a venire. È naturale restare sulla difensiva dopo essersi scottati, il compito principale adesso è fermare l’offensiva Red Bull e aumentare lo score delle tre vittorie del 2019.

Con gomme e regole invariate, la Mercedes è sempre favorita. Da quando è tornata con una squadra ufficiale, nel 2010, ha vinto 93 Gp su 198 disputati assicurand­osi 103 pole. Fantascien­za. La ragione dice che per battere avversari così la Ferrari dovrebbe aver compiuto un miracolo tecnico in pochi mesi, il cuore invece ricorda l’inverno di tre anni fa quando nel silenzio assoluto — Sergio Marchionne aveva cucito la bocca a tutti — i rossi si erano nascosti nei test per poi vincere a Melbourne. Paura o pretattica, la macchina della verità si è rimessa in moto. allo stereotipo dell’aspirante stregone), mai potrà ricalcare la vertigine che dava ritrovarsi occhi negli occhi con il tennis ieratico di Borg, quello vero, quasi un’esperienza mistica. Leo, ma chi te l’ha fatto fare? «Da bambino ero bravo, ho continuato. Certo devo migliorare il servizio e piccole cose qua e là. Ma non ho un piano B: l’idea è provare con il tennis fino a farne un mestiere». Risponde alle domande con garbo, già rassegnato alla perpetua evocazione di un genitore ingombrant­e. «Papà l’ho sentito anche prima di entrare in campo, si

Sconfitta

Invitato a Bergamo come wild card, è stato sconfitto in due set dal taiwanese Chung

è raccomanda­to che mi divertissi e imparassi dall’avversario». Quale dei sui match preferisci? «Non li ho mai visti — mente —, né su You Tube né in dvd. Non mi interessa, penso che non mi aiuterebbe. Cerco di restare concentrat­o solo su di me. Il mio idolo è Nadal, uno che lotta su ogni 15. Ora vado in Francia a giocare un altro challenger: mi servono punti Atp per la classifica».

L’agiografia che l’ha preceduto a Bergamo narra che abbia fatto il provino per il film «Borg vs Mcenroe» senza sapere che avrebbe dovuto interpreta­re il padre da ragazzo. La sensazione è che abbia fatto il tennista senza sapere che il karma è una cosa seria. Provare a replicare Borg, pur con gli stessi geni, dovrebbe essere vietato dalla legge.

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