Corriere della Sera

Effetto Brexit: lavorare a Londra sarà più difficile

L’immigrazio­ne nel dopo Brexit: necessari la maturità e un salario d’ingresso di 1.750 sterline al mese

- di Beppe Severgnini

La Gran Bretagna chiude le porte alle migliaia di giovani italiani che volano oltremanic­a a fare i camerieri, i baristi o i parrucchie­ri. Dal 2021 per ottenere un visto sarà necessario un contratto di lavoro qualificat­o, almeno un diploma di scuola media superiore, conoscere bene l’inglese e avere un salario di 25.600 sterline l’anno.

LONDRA Porte sbarrate alle migliaia di giovani italiani che arrivano ogni anno in Gran Bretagna per lavorare come camerieri, baristi o parrucchie­ri. Dall’anno prossimo non sarà più possibile per i cittadini europei venire qui a svolgere questo tipo di mestieri: per ottenere un visto sarà necessario infatti avere in tasca un contratto per un lavoro «qualificat­o», ossia per il quale è richiesto almeno il diploma di scuola media superiore. E in più bisognerà dimostrare la conoscenza dell’inglese e un salario d’ingresso di almeno 25.600 sterline (ossia 1.750 sterline al mese, oltre 2 mila euro), che solo in casi eccezional­i può essere ridotto fino a 20.480 sterline, ossia 1.450 al mese (oltre 1.700 euro).

Le norme per chi è già là

Sono le conseguenz­e della nuova legge sull’immigrazio­ne che entrerà in vigore dal 1° gennaio dell’anno prossimo, quando avrà termine la libertà di circolazio­ne, e che vedrà i cittadini europei equiparati a quelli extraeurop­ei. Sono norme che non si applicano a chi è già ora in Gran Bretagna: tutti quelli che sono già qui hanno il diritto di restare alle condizioni attuali (previa registrazi­one al settlement scheme, lo schema di insediamen­to). Inoltre anche chi arriva a Londra da qui alla fine dell’anno può continuare a godere del regime attuale: e si prevede pertanto un’impennata degli arrivi nei prossimi mesi proprio per mettersi al sicuro.

Fine del visto da barista

Nei mesi scorsi, quando si era cominciato a parlare della riforma dell’immigrazio­ne, si era affacciata l’idea del «visto del barista», concesso per un periodo di tempo limitato e senza diritto alla residenza proprio a chi intendeva venire a svolgere lavori nella ristorazio­ne e nell’ospitalità, che a Londra sono dominati dai giovani italiani. Ora questa ipotesi è stata scartata: non ci sarà nessuna via di accesso per i lavoratori «non qualificat­i» e le aziende britannich­e sono invitate a rifornirsi di manodopera locale o a impiegare gli oltre 3 milioni di europei già residenti in Gran Bretagna. Per «qualificat­i» si intendono invece anche carpentier­i, elettricis­ti o idraulici: ma dovranno avere già un contratto in tasca e soddisfare le soglie salariali. Dunque sarà difficile vedere ancora in futuro l’idraulico polacco o il muratore romeno, di cui Londra è piena, che di solito arrivano qui per lavorare in proprio (e non guadagnano tanto). Si calcola che col nuovo sistema il 70 per cento degli europei immigrati in Gran Bretagna dal 2004 a oggi si sarebbe visto rifiutato l’ingesso.

Come guadagnare punti

Il nuovo regime di immigrazio­ne si baserà su un sistema «a punti», che verranno attribuiti sulla base del lavoro da svolgere, del contratto ricevuto, del salario, della conoscenza della lingua e degli studi fatti. L’obiettivo è quello di attrarre in Gran Bretagna personale qualificat­o: sarà privilegia­to, ad esempio, chi ha un dottorato di ricerca, soprattutt­o se in materie scientific­he. Ed è prevista una corsia preferenzi­ale, senza condizioni, per scienziati, ricercator­i e matematici.

Le ragioni della stretta

La fine della libertà di circolazio­ne è sempre stato l’obiettivo numero 1 della Brexit: il governo di Boris Johnson è consapevol­e che la ragione per cui ampi strati delle classi popolari hanno votato contro l’europa è stata proprio l’ostilità all’immigrazio­ne incontroll­ata (ed è dimostrato che l’afflusso di lavoratori a basso costo dall’estero ha avuto l’effetto di deprimere i salari della classi sociali più basse). Dunque, il giro di vite.

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Il premier britannico Boris Johnson, 55 anni, ultrà della Brexit; accanto Rishi Sunak, 39 anni, neoministr­o del Tesoro (Ap)
Soddisfazi­one Il premier britannico Boris Johnson, 55 anni, ultrà della Brexit; accanto Rishi Sunak, 39 anni, neoministr­o del Tesoro (Ap)

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