Corriere della Sera

Cerciello, cambiate le frasi degli americani indagati

Il carabinier­e ucciso: traduzioni alterate e manca il passaggio sul tesserino

- di Fiorenza Sarzanini

Modificate, alterate o addirittur­a non trascritte alcune delle intercetta­zioni consegnate dai carabinier­i ai magistrati che indagavano sui due giovani americani in cella per l’omicidio del vicebrigad­iere Cerciello Rega, ucciso con 11 coltellate la notte tra il 25 e il 26 luglio scorso a Roma.

Li hanno intercetta­ti nel carcere di Regina Coeli mentre parlavano in inglese con avvocati e familiari. Ma nella traduzione consegnata ai magistrati molte frasi sono state modificate cambiando il senso di quanto era stato detto. E altre non sono state proprio trascritte.

C’è un nuovo colpo di scena nell’inchiesta sull’omicidio del vicebrigad­iere dei carabinier­i Mario Cerciello Rega, ucciso con 11 coltellate la notte tra il 25 e il 26 luglio scorso a Roma. Perché l’informativ­a arrivata in Procura fa emergere contraddiz­ioni su quello che sarà il punto centrale del processo contro i due ragazzi americani di 18 anni Lee Finnegan Elder — che si è accanito contro il sottuffici­ale — e Gabriel Christian Natale Hjorth — che era con lui e ha lottato con l’altro vicebrigad­iere Andrea Varriale — accusato di concorso nel delitto.

I nastri originali

I due giovani hanno sempre detto di aver reagito in maniera violenta perché pensavano di essere stati aggrediti da due spacciator­i. Sulla base di quanto affermato mentre erano «ascoltati» in cella, i pm di Roma li hanno invece accusati di essere consapevol­i che si trattava di due carabinier­i. Sono stati i difensori di Elder, gli avvocati Renato Borzone e Roberto

Capra, a riascoltar­e tutti i nastri facendo ripetere la traduzione. Mercoledì prossimo, giorno di inizio del processo, depositera­nno il testo integrale proprio per mostrare ai giudici della Corte d’assiste gli errori compiuti e le parti di conversazi­one non rese note. Conversazi­oni che invece potrebbero rivelarsi decisive nel giudizio. «Le traduzioni sono state effettuate da un perito scelto dai magistrati», chiarisce l’arma anche se adesso saranno gli investigat­ori a dover spiegare perché abbiano deciso di omettere alcune parti.

Le parti cambiate

È il 2 agosto scorso. Elder parla con il padre e con un legale americano. Racconta quanto accaduto una settimana prima nel quartiere Prati di Roma quando sono andati all’appuntamen­to con il mediatore dei pusher Sergio Brugiadell­i al quale avevano sottratto lo zaino e si sono trovati davanti due uomini. Soltanto in seguito si scoprirà che Cerciello e Varriale — vestiti in maglietta e bermuda — erano disarmati. I controlli sul marsupio di Cerciello hanno dimostrato che non aveva neanche le manette e il tesserino. L’avvocato Peters suggerisce di «provare a sviluppare il racconto», ma nell’informativ­a è scritto: «L’obiettivo è cercare di ridurre l’importanza di queste prove». Poco dopo afferma: «Making motions to the Court, Presentare istanze alla Corte». Nella traduzione è: «Il nostro scopo è cercare

La difesa

I legali del 18enne Elder depositera­nno al processo un’altra versione dei nastri

di vincere la simpatia della Corte, giocare sulle emozioni». E ancora: bank (banca) diventa tank (macchina militare). Elder poi dice: «When I called mom and told her... police station and they’re saying I killed a cop. Ho chiamato mia madre e le ho detto di trovarmi alla stazione di polizia e mi stavano dicendo che avevo ucciso un poliziotto». Ma la traduzione si trasforma in una confession­e: «Ho chiamato casa dicendo di aver fatto la decisione sbagliata colpendo un poliziotto».

Le parti omesse

Durante il colloquio il legale chiede a Elder se gli sia stato mostrato un tesserino. Lui nega: «They didn’t show anything, didn’t say anything. Non hanno mostrato nulla, non hanno detto nulla». Poi il ragazzo aggiunge: «I didnt’ confess until they told me that it was a cop and that he died. Non ho neanche confessato fino a quando non mi hanno detto che era un poliziotto e che era morto». E infine: «I didn’t know that he was a cop. I thought he was a random criminal guy... mafia guy. Non sapevo fosse un poliziotto. Pensavo fosse un malvivente... un mafioso».

Ma di tutto questo nell’informativ­a dei carabinier­i non c’è traccia.

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Lee Finnegan Elder, 18enne statuniten­se, durante un recente colloquio con la mamma nel carcere romano di Regina Coeli
L’incontro Lee Finnegan Elder, 18enne statuniten­se, durante un recente colloquio con la mamma nel carcere romano di Regina Coeli

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