La lunga attesa dei Responsabili Le chiamate renziane per frenarli
Da Mallegni a Binetti, la lista in mano a Romani. L’idea di agire solo se i voti sono «decisivi»
ROMA «Guardi, non dico una parola perché non c’è proprio nulla da dire, oggi. Vuole chiedermi se il sottoscritto è disposto a sostenere una lista Conte o un gruppo parlamentare che lavora in prospettiva a una lista Conte? Ecco, a questo le rispondo. La risposta è “direi di no”. Diciamo che guardo a un orizzonte liberale, moderato…». Il suono delle ultime parole, «liberale» e «moderato», quasi si scioglie nell’aria del corridoio deserto di Palazzo Madama. Il loro suono segue il passo svelto di chi le ha appena pronunciate, quelle parole. E cioè Paolo Romani, che quando mancano pochi minuti alle 18 tenta disperatamente di riguadagnare la postazione computer del suo ufficio per attaccarsi al terminale delle agenzie di stampa e dei quotidiani online per seguire, in diretta, l’intervista di Matteo Renzi a Porta a Porta.
Romani è l’architetto che sta mettendo in piedi il cantiere dei Responsabili in Senato. È il veterano della politica che colleziona incontri su incontri, contatti su contatti, foglietti su foglietti. In uno di questi, pare, c’era la lista degli eletti a Palazzo Madama pronti a fare la stampella alla maggioranza nel caso di un addio di Italia viva. Alcuni, mescolando voci di Palazzo e tamtam esterni, la citano come fosse la celebre formazione di una squadra di calcio. Franco Dal Mas, Andrea Causin, Roberto Berardi, più il plenipotenziario parlamentare della vecchia Udc, Adriano De Poli. E poi Antonio Saccone, anch’egli centrista. Quindi Paola Binetti, con un passato nel Pd e quindi nel centrosinistra. Senza dimenticare il senatore toscano Massimo Mallegni, già sindaco di Pietrasanta, forzista critico nei confronti dell’ultima versione dell’ortodossia berlusconiana e vicino, negli ultimi mesi, alle posizioni di Mara Carfagna.
Per tutta la giornata si rincorrono le solite voci che accompagnano queste iniziative nei momenti clou della legislatura. Poi, poco prima che Renzi apra bocca e inizi a rispondere alle domande di Bruno Vespa, tutto si ferma. Tra i Responsabili non c’è accordo. O, se c’era, quell’accordo è saltato. «Operazione rinviata», spiega a microfoni spenti uno di loro. «Diciamo che non c’è un accordo solido tra di noi. Qualcuno puntava semplicemente ad alimentare la legna del fuoco della legislatura, qualcun altro era stato contattato per fare l’apripista di una Lista Conte, altri ancora sono stati chiamati in extremis da Renzi stesso, che punta a lanciare un’opa ostile dentro Forza Italia provando a raggranellare i voti di Berlusconi…».
E così, in attesa di tempi migliori, l’operazione «Responsabili» torna in mare aperto. Si farà soltanto quando ci sarà la ragionevole certezza che i loro voti in Senato diverranno decisivi. La pattuglia dell’udc, senza questa certezza, non si muoverà di un millimetro dall’opposizione. Soprattutto dopo che il leader Lorenzo Cesa ha fatto questa promessa a Silvio Berlusconi in persona.
Dietro tutto, spunta l’ennesimo colpo di scena di questa strana storia di Palazzo. Un colpo di scena che avrebbe per protagonista proprio Matteo Renzi, l’artefice della crisi virtuale che sta tenendo sotto scacco maggioranza e governo. Il leader di Italia viva, dal Pakistan, avrebbe preso contatti con diversi esponenti dei futuri Responsabili per convincerli a temporeggiare. E ci sarebbe anche riuscito. D’altronde, come nota un senatore toscano, «Renzi è sempre stato molto sicuro che Conte non sarebbe riuscito a sostituire la pattuglia di Italia viva. Strano, no?».