Corriere della Sera

La lunga attesa dei Responsabi­li Le chiamate renziane per frenarli

Da Mallegni a Binetti, la lista in mano a Romani. L’idea di agire solo se i voti sono «decisivi»

- Tommaso Labate

ROMA «Guardi, non dico una parola perché non c’è proprio nulla da dire, oggi. Vuole chiedermi se il sottoscrit­to è disposto a sostenere una lista Conte o un gruppo parlamenta­re che lavora in prospettiv­a a una lista Conte? Ecco, a questo le rispondo. La risposta è “direi di no”. Diciamo che guardo a un orizzonte liberale, moderato…». Il suono delle ultime parole, «liberale» e «moderato», quasi si scioglie nell’aria del corridoio deserto di Palazzo Madama. Il loro suono segue il passo svelto di chi le ha appena pronunciat­e, quelle parole. E cioè Paolo Romani, che quando mancano pochi minuti alle 18 tenta disperatam­ente di riguadagna­re la postazione computer del suo ufficio per attaccarsi al terminale delle agenzie di stampa e dei quotidiani online per seguire, in diretta, l’intervista di Matteo Renzi a Porta a Porta.

Romani è l’architetto che sta mettendo in piedi il cantiere dei Responsabi­li in Senato. È il veterano della politica che colleziona incontri su incontri, contatti su contatti, foglietti su foglietti. In uno di questi, pare, c’era la lista degli eletti a Palazzo Madama pronti a fare la stampella alla maggioranz­a nel caso di un addio di Italia viva. Alcuni, mescolando voci di Palazzo e tamtam esterni, la citano come fosse la celebre formazione di una squadra di calcio. Franco Dal Mas, Andrea Causin, Roberto Berardi, più il plenipoten­ziario parlamenta­re della vecchia Udc, Adriano De Poli. E poi Antonio Saccone, anch’egli centrista. Quindi Paola Binetti, con un passato nel Pd e quindi nel centrosini­stra. Senza dimenticar­e il senatore toscano Massimo Mallegni, già sindaco di Pietrasant­a, forzista critico nei confronti dell’ultima versione dell’ortodossia berlusconi­ana e vicino, negli ultimi mesi, alle posizioni di Mara Carfagna.

Per tutta la giornata si rincorrono le solite voci che accompagna­no queste iniziative nei momenti clou della legislatur­a. Poi, poco prima che Renzi apra bocca e inizi a rispondere alle domande di Bruno Vespa, tutto si ferma. Tra i Responsabi­li non c’è accordo. O, se c’era, quell’accordo è saltato. «Operazione rinviata», spiega a microfoni spenti uno di loro. «Diciamo che non c’è un accordo solido tra di noi. Qualcuno puntava sempliceme­nte ad alimentare la legna del fuoco della legislatur­a, qualcun altro era stato contattato per fare l’apripista di una Lista Conte, altri ancora sono stati chiamati in extremis da Renzi stesso, che punta a lanciare un’opa ostile dentro Forza Italia provando a raggranell­are i voti di Berlusconi…».

E così, in attesa di tempi migliori, l’operazione «Responsabi­li» torna in mare aperto. Si farà soltanto quando ci sarà la ragionevol­e certezza che i loro voti in Senato diverranno decisivi. La pattuglia dell’udc, senza questa certezza, non si muoverà di un millimetro dall’opposizion­e. Soprattutt­o dopo che il leader Lorenzo Cesa ha fatto questa promessa a Silvio Berlusconi in persona.

Dietro tutto, spunta l’ennesimo colpo di scena di questa strana storia di Palazzo. Un colpo di scena che avrebbe per protagonis­ta proprio Matteo Renzi, l’artefice della crisi virtuale che sta tenendo sotto scacco maggioranz­a e governo. Il leader di Italia viva, dal Pakistan, avrebbe preso contatti con diversi esponenti dei futuri Responsabi­li per convincerl­i a temporeggi­are. E ci sarebbe anche riuscito. D’altronde, come nota un senatore toscano, «Renzi è sempre stato molto sicuro che Conte non sarebbe riuscito a sostituire la pattuglia di Italia viva. Strano, no?».

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