Ecco tutte le alternative (ma sono impraticabili) Lo stallo attorno all’esecutivo
Molinari (Lega): a Renzi rispondiamo con pernacchie
È stallo: i partiti di maggioranza e opposizione non hanno mosse per cambiare gli attuali equilibri. Ma a differenza degli scacchi, in politica la partita non si interrompe. E se il governo Conte resta inamovibile non è solo perché — come dice il ministro D’incà — «basta entrare nelle aule parlamentari e osservare gli sguardi di chi vive quotidianamente nell’ansia del voto anticipato». Il fatto è che ogni ipotetico cambio di scenario si blocca per effetto di interessi divergenti.
La «mossa del cavallo» di Renzi non può provocare lo scacco al premier: il leader di Iv ha la capacità di far fibrillare l’esecutivo ma non può farlo cadere senza avere una soluzione alternativa. L’idea di un altro gabinetto a guida democrat è impraticabile: intanto perché i grillini sono ancora il partito di maggioranza relativa, e poi perché Zingaretti se potesse coglierebbe al volo la crisi per tornare alle urne e costruirsi un partito a propria immagine e somiglianza, sulla falsariga della vecchia «ditta». Ma per farlo — come racconta un esponente del Pd — dovrebbe «passare sui corpi di Franceschini e di Guerini», che hanno intuito e non da oggi il tentativo di far tabula rasa dell’area cattolica e riformista.
L’altra opzione di cui si parla prevederebbe un accordo tra Renzi e Salvini, che però è improponibile per ragioni interne e internazionali. Intanto sarebbe impossibile trovare un’intesa sul programma, viste le divergenze su temi come l’economia (a partire da Quota 100), la sicurezza (Renzi vorrebbe abrogare i decreti Salvini), i diritti (Salvini è ostile allo Ius soli di Renzi). Ma poi non si capisce come Iv, che in Europa è alleato di Macron, potrebbe governare con il suo più fiero avversario sovranista in Italia.
Per aggirare l’ostacolo ci sarebbe la mossa dell’esecutivo per le riforme costituzionali, evocato da Renzi. «Al quale — sono parole del capogruppo leghista Molinari — rispondiamo con una pernacchia. Al massimo accetteremmo un gabinetto tecnico a cui affidare una mini-finanziaria per arrivare al voto in autunno». Ma Renzi al voto subito non può andarci, viste anche le norme statutarie (non scritte) del gruppo parlamentare di Iv, che per il suo leader è disposto a sacrificarsi ma non a suicidarsi.
Stessa cosa vale per i dirigenti del Carroccio, anche se per il motivo opposto: scherzando in Transatlantico, ieri un dirigente leghista ha detto che «se Salvini accettasse di dar vita a un governo, chiederemmo per lui il trattamento sanitario obbligatorio». Non ce ne sarà bisogno, perché l’ex ministro dell’interno potrà anche conversare amabilmente con Renzi (che gli sta più simpatico della Meloni) ma non intende dilapidare il suo patrimonio di consensi (a favore della Meloni) per tirar fuori dai guai chi ad agosto l’ha messo nei guai.
Se questo è il quadro, lo stallo vale anche per Conte e il bluff dei «responsabili». Che non esistono. Nel senso che alcuni sono disponibili ad agevolare il governo solo nella gestione dei lavori parlamentari, dietro compenso di qualche nomina. Altri invece accetterebbero di uscire allo scoperto previo «riconoscimento politico», «se cioè il premier facesse un partito», come spiega Rotondi. Ma
Conte non può farsi un partito, per non scatenare la reazione dei grillini. E soprattutto non vuole farsi un partito perché ha in testa il Colle, convinto com’è che «me lo verranno a chiedere di fare il presidente della Repubblica».
Sognare è legittimo. Intanto ci si può accontentare della poltrona di Palazzo Chigi, potendo peraltro contare sui supporter d’oltretevere e anche su un pezzo rilevante di mondo industriale, che nel frattempo è impegnato a ridisegnare la (vera) mappa del potere in Italia, e che Conte incontra periodicamente ad Assisi per pregare. E insieme ai manager privati, anche i manager delle imprese a partecipazione statale non vogliono la crisi. Sarà perché si avvicina la stagione delle nomine, sarà perché il ministro Franceschini non smette di ripetere che «fosse per me li rinnoverei tutti». C’è lo stallo e non si vede chi possa rovesciare la scacchiera.