Tajani: «Non ci sarà alcuna fuga per sostenere un governo in bilico»
Vorrebbe parlare di Ue — da ex presidente del Parlamento che oggi in Spagna sarà premiato per «l’eccellente lavoro svolto» e incontrerà il presidente del Ppe iberico Casado —, vorrebbe spiegare perché quella che si avvicina per l’italia «non è una cura da cavallo, ma da somari: tasse e assistenzialismo». Ma Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, sa che oggi il dibattito interno è su tutt’altro: «Il solito botta e risposta di Renzi contro Conte, Conte contro Renzi, tutti contro tutti...».
Polemiche che porteranno a...?
«A niente. Non succederà niente. Sicuramente niente che coinvolga noi di Forza Italia».
Veramente si parla di fughe imminenti, di parlamentari pronti a formare un gruppo di Responsabili che sostenga il governo in caso
di crisi
«Non è così. Non ci sono fughe, giochini, non ci sono corse ad andare a sostenere un governo che litiga su tutto e che potrebbe cadere da un momento all’altro».
Se FI di fatto si ritira nelle retrovie, se come dice il senatore Romani Berlusconi la «regala» alla Lega, difficile non ci siano sommovimenti
«Ma non è vero nulla. Non c’è nessuna dismissione, nessuna ipotesi di partito unico, perché il centrodestra vince solo se è plurale e diversificato al suo interno. Il ruolo di FI —, partito liberale, cristiano, riformista, centrale in Europa per la sua capacità di dialogo e mediazione e capace di intercettare l’italia che produce — è essenziale per vincere le elezioni e governare».
Ma la tentazione di Berlusconi di mollare c’è o no?
«Se Berlusconi fosse stanco della politica avrebbe detto
“lascio”. Non concederebbe importanti interviste, non incontrerebbe leader internazionali, non avrebbe passato giornate a confrontarsi con i coordinatori regionali per organizzare la campagna elettorale, che vedrà un appuntac’è
mento importante — gli Stati generali — a Napoli il 22 marzo. Al premier ungherese Berlusconi ha detto: “Resto qua perché l’italia ha bisogno di me”. E anche noi».
Non può negare che FI viva un momento difficile
«È vero che a fronte di risultato importantissimi come quello in Calabria abbiamo avuto problemi di consenso in altre realtà. Ci stiamo lavorando, a testa bassa. Puntiamo molto sulle prossime Regionali, in Campania il nostro Caldoro è dato come grande favorito e FI è il primo partito. Non basta, certo. Ma tra la difficoltà e la svendita ci passa il mare».
Ma se il governo andasse in crisi, voi che fareste?
«Non ci sono vie d’uscita. A meno di un’improbabile nascita di un gruppo di fuoriusciti grillini a sostegno di un governo di centrodestra, non vedo formule. In caso di crisi, solo il voto».
Non crede a ipotesi di governi istituzionali, magari uno guidato da Draghi?
«Escludo che Draghi si infili nel ginepraio di questa maggioranza scombiccherata, lui è una riserva della Repubblica. I governi per funzionare devono essere omogenei, avere un minimo comune denominatore. E ad oggi, quello che vedo in questo governo, è solo il collante del potere, delle poltrone».
Intanto Renzi propone un patto per le riforme che si basi sull’elezione diretta del premier: vi interessa?
«Noi abbiamo sempre sostenuto
Il futuro del partito
Forza Italia non si farà coinvolgere. Berlusconi? Se fosse stanco avrebbe lasciato
l’elezione diretta del presidente della Repubblica, questa proposta di Renzi in realtà non è una novità. Se ne parla dai tempi della Bicamerale di D’alema...».