Quei marmi acquistati «di frodo»
Nonostante una clausola della bozza d’intesa sulla Brexit affermi che «le Parti affrontano le questioni relative al ritorno o alla restituzione di oggetti culturali rimossi illegalmente nei propri Paesi di origine» l’inghilterra rifiuta di restituire i Marmi del Partenone, come vengono abitualmente chiamate le parti del celeberrimo fregio che ornava i frontoni del tempio voluto da Pericle sull’acropoli di Atene, dedicato alla dea protettrice della città e realizzato sotto la direzione di Fidia tra il 440 e il 432 a.c., oggi esposti al British Museum (per un totale di 75 metri degli originali 160 che componevano il fregio del tempio). Eppure il dovere (etico, oltre che giuridico) di restituire alla Grecia quei Marmi emerge con evidenza (al di là dalla illegalità dell’acquisto di Lord Elgin sulla quale torneremo), dal ricordo di una vicenda spesso dimenticata, che ricorda uno dei non pochi momenti del suo passato nei quali la Grecia è stata vittima di desideri «imperialistici». Nella specie , quelli del doge veneziano Morosini che nel 1680, assediando Atene, decise di adibire il Partenone a deposito di polvere da sparo, che per l’incompetenza del suo esercito esplose riducendo il tempio a un ammasso di rovine: la prima, originaria determinante circostanza che successivamente, consentì a Lord Elgin di entrare in azione come «Ambasciatore di Sua Maestà Britannica alla Sublime Porta di Selim III, sultano dell’impero Ottomano», concludendo un contratto che avrebbe dovuto renderlo proprietario dei futuri Marmi, che l’inghilterra continua a considerare valido: dimenticando che l’impero ottomano occupava la Grecia, e che il venditore, di conseguenza, non era il proprietario dei beni venduti, legittimamente appartenenti come è ovvio al popolo greco, come giustamente i governi di quel paese hanno continuato a ripetere da quando, nel 1832, esso ha riguadagnato l’indipendenza. Ma anche tralasciando la questione della validità del contratto, quel che colpisce è la inaccettabile e profonda insensibilità per non dire immoralità della rifiuto inglese di consegnare i Marmi alla Grecia e all’europa, alla quale, a differenza tra l’altro dell’inghilterra, la Grecia appartiene.