Cimbri: «Una scelta di mercato Vedrete, il sistema si rafforzerà»
Il ceo di Unipol: con Messina consonanza di vedute. Bper cresce, ora vediamo i risultati
È il co-protagonista del grande riassetto del sistema finanziario italiano: da numero uno di Unipol e, a cascata, di primo socio di Bper, Carlo Cimbri ha orchestrato con il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, la complessa operazione su Ubi Banca, varata lunedì notte dal colosso milanese. Se andrà in porto, una parte di Ubi — più o meno 400500 sportelli — sarà venduta all’istituto emiliano, che così diventerà il quarto gruppo in Italia. E Unipol potrà offrire le proprie polizze agli 1,2 milioni di clienti di quelle filiali, rafforzandosi ulteriormente. Cimbri, ieri ospite di Corriere Tv, racconta la sua visione.
Com’è maturata l’operazione?
Il business assicurativo Per le polizze delle filiali ex Ubi spenderemo circa 300 milioni, una cifra per noi marginale
E come siete riusciti a tenerla segreta?
«Nasce dal positivo incrocio di due visioni strategiche e industriali, quella di Intesa Sanpaolo — da cui è partita l’idea —, che era orientata su un ulteriore investimento nel Paese Italia, e la nostra, come azionisti di Bper, che da sempre crediamo che dimensioni maggiori delle banche medie siano un elemento imprescindibile nel mercato di oggi che richiede economie di scala, una base ampia di clienti per assorbire investimenti importanti e maggiore solidità di patrimonio. L’incrocio tra Messina e me è quello che ha originato un progetto che è stato condiviso con Bper e trattato da pochissime persone delle tre organizzazioni coinvolte, e che non ha visto il supporto degli advisor se non nella fase terminale, e con avvocati di assoluta fiducia e già sperimentati nel passato per riservatezza. Questo cocktail di poche persone responsabili e pochissime persone coinvolte ha garantito la impermeabilità dell’operazione e la sua proposizione secondo logiche anglosassoni».
Messina ha ringraziato pubblicamente Francesco Canzonieri di Mediobanca...
«Mediobanca è l’advisor di Intesa Sanpaolo e ha supportato Messina nella elaborazione del progetto».
Intesa Sanpaolo è già la più grande compagnia assicurativa italiana nel Vita. Non avrete aiutato un concorrente a diventare ancora più forte?
«Sarebbe sbagliato cercare di opporsi alla concorrenza. Loro fanno la loro attività, noi la nostra. Messina e io abbiamo ottimi rapporti personali e condividiamo il modo di far crescere le imprese e la solidità che devono avere, e se c’è fiducia tra le persone è più semplice che le cose avvengano, come questa operazione. Ma avere una buona relazione non significa che non ci possa essere competizione leale ma serrata. Competiamo, e competevamo anche prima. Penso sia un bene per la qualità dell’offerta e per il mercato».
Operazione di sistema?
«Penso sia un segnale importante anche in chiave europea. Dimostra che c’è un’italia che nel silenzio, lavorando, costruisce nuove opportunità di lavoro per i cittadini e costruisce un pezzo del sistema in grado di essere più competitivo a livello europeo. Guardi i protagonisti dell’operazione: sono aziende con stabilità azionaria da anni, Messina è lì da anni, io lo stesso, Bper ha Unipol e la Fondazione Banco di Sardegna come soci forti che danno stabilità ai manager. Si possono quindi fare progetti di largo respiro che non devono per forza dare risultati immediati».
Come funziona l’accordo assicurativo con Unipol?
«Ubi oggi distribuisce prodotti assicurativi con tre diverse compagnie, una al 100% che era di Etruria, le altre sono joint venture con Cattolica e Aviva che scadono a fine dicembre a meno di un rinnovo. Ubi ha la possibilità di esercitare la call e rilevarle. Quando Intesa avrà acquisito Ubi, noi potremo rilevare il ramo d’azienda assicurativo con le polizze dei clienti che saranno stati trasferiti a Bper nel ramo d’azienda bancario. Si tratta per noi di un investimento marginale. Come stima grossolana, intorno ai 300 milioni di euro. Molto meno delle cifre circolate».
Bper ha rilevato Unipol Banca, ora parte di Ubi. E poi? Il risiko vien mangiando...
«Questa operazione impegnerà sia Intesa Sanpaolo sia Bper per tutto il 2020. Poi le filiali dovranno essere integrate nella macchina Bper. E starà a Bper far sì che tutto questo si trasformi in maggiori e più solidi utili e maggiore remunerazione per gli azionisti che hanno investito e creduto in questo progetto. Prendiamo il caso Unipol Banca. Dal 7 febbraio 2019, data di annuncio dell’acquisizione, Bper ha guadagnato il 51%, più delle altre banche quotate. Era una operazione guardata con sospetto, perché era nostra. Ma l’abbiamo ceduta al 40% del valore di libro, cioè a condizioni che non mettevano in difficoltà nessuno. Ci abbiamo creduto e i risultati si sono visti. Ora ci sarà un grande lavoro da fare e non penso che il management di Bper avrà tempo di pensare ad altro».
Nel 2021 che succederà? Bper punterà su Mps?
«Bper è impegnata su questa operazione. Questa mossa fa aprire a tutti gli operatori un occhio diverso sull’italia, e forse potranno discenderne altre combinazioni bancarie».
Ma per lei l’offerta di Intesa Sanpaolo sarà accettata?
«Noi amministriamo 60 miliardi e siamo un operatore di mercato. E questa è una proposta al mercato forte, ben strutturata, ben studiata e che crea valore per gli azionisti di Ubi. C’è un premio consistente sulla quotazione di Ubi e la possibilità di confluire in un gruppo bancario che ha garantito negli anni, e anche in futuro lo farà, dividendi importanti, con rendimenti più del doppio di quelli di Ubi. Non so come la valuterà il board: si possono fare tanti piani, si può dire che Ubi capitalizzerà dieci volte di più, ma i piani vanno realizzati. Intesa ha dimostrato in passato che i piani li realizza e i dividendi che promette, li paga».