«All’italia serve un’operazione verità»
Dialogo tra De Romanis, de Bortoli e Rossi alla Fondazione Corriere
Milano« servirebbero gesti di micro-civismo da parte di ognuno di noi per combattere l’ideologia declinista che ci vede rassegnati al peggio», dice Salvatore Rossi, neopresidente di Tim dopo sei anni in Banca d’italia come direttore generale. Servirebbe «il volontariato della ragione per rilanciare l’italia afflitta da bassa natalità e bassa crescita, alto debito pubblico e povertà giovanile», aggiunge Ferruccio de Bortoli, già direttore di questo giornale ora nella veste di editorialista. «Bisognerebbe riscoprire le virtù dell’austerity, capire l’equazione tra sacrifici e risultati occupandoci anche del nostro debito pubblico», rincara l’economista Veronica De Romanis, per dieci anni consigliere del ministero delle Finanze.
«La ragione e il buonsenso. Conversazione patriottica sull’italia» (Edizione Il Mulino) è il libro scritto a quattro mani da Rossi e de Bortoli, commentato ieri in Fondazione Corriere. Un libro nato dal loro rapporto epistolare. Il sunto di alcune mail tra i due convertito in un interessante esperimento letterario. L’ambizione è di uscire da un atteggiamento mentale disfattista, per la verità suffragato dai dati aggregati del nostro Paese, «che fanno venire i brividi», ammette Rossi. L’italia avrebbe ancora qualche possibilità di uscire dal pantano in cui si ritrova. Avrebbe «un grande capitale sociale, un volontariato diffuso, tantissime eccellenze che si contraddistinguono nel mondo», riflette de Bortoli. A patto di «dire la verità agli italiani: non abbiamo più alcuna torta da dividere, semmai ci sono dei sacrifici da dividere equamente rilanciando gli investimenti pubblici e privati». Il demone dell’austerity — come l’ideologia sovranista amplifica a dismisura — andrebbe una volta per tutte archiviata. Perché «è uno sforzo di reazione ad un momento di difficoltà». «Peccato abbiamo smesso di farlo da sette anni», è il commento tranchant di De Romanis. Che fustiga la politica di bilancio degli ultimi governi. Quei 20 miliardi tra reddito di cittadinanza, quota 100 e bonus 80 euro, che «non ha ridotto le disuguaglianze». Ritirandoci dietro le clausole di salvaguardia.