Un’armata Brancaleone con tutto lo spirito argentino
Viene in mente Mario Monicelli, quei gruppi di perdenti cronici che popolavano i suoi film, come questi «giles» (tonti ma onesti) che cercano di difendersi dai raggiri di una banca nell’argentina in bancarotta del 2001 nel divertente Criminali come noi.
In un paese sperduto vicino a Buenos Aires alcuni amici vorrebbero in cooperativa acquistare alcuni silos abbandonati per nuova attività agricola. Quando, dopo il crowdfunding, depositano in banca i dollari racimolati con buon cuore, la crisi annuncia svalutazione, la banca fa la sua parte truffaldina e un losco avvocato se ne approfitta nascondendo il bottino in una cassaforte «naturale».
Come difendersi? L’idea la offre il vecchio film di Wyler con O’toole e la Hepburn Come rubare un milione di dollari e vivere felici, ma Sebastián Borensztein (Cosa piove dal cielo?) aggiunge ironia, una suspense da stangata e un incontro scontro psicologico con l’anarchico bakuniano e il nostalgico di destra.
Sono i soliti ignoti, sono l’armata Brancaleone, la banda degli onesti argentini alle prese con un nemico diabolico, il potere finanziario. Un divertimento da ballata in cui un gruppo di attori coeso e comandato da Ricardo Darìn, Chino Darìn, Luis Brandoni, si muove tutt’uno con lo spirito agricolo rivoluzionario della storia, ispirata da un romanzo diventato commedia avventurosa sui diritti calpestati, evitando sempre gli scogli retorici, didascalici e lacrimosi col jolly di un humour sociale a presa rapida.