Corriere della Sera

Assalto agli «stranieri» in Assia

Choc in Germania per la strage compiuta a Hanau dal razzista Rathjen: uccide 9 persone in tre locali, torna a casa, spara alla madre e si suicida

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Paolo Valentino

Gli obiettivi

L’assassino ha puntato su bar gestiti e frequentat­i in particolar­e da turchi

Combattere­mo contro chi tenta di dividere il Paese. Questo attacco fa emergere il veleno del razzismo nella società tedesca Angela Merkel cancellier­a tedesca

Video e manifesto

Il terrorista ha lasciato un filmato delirante online e un testo di rivendicaz­ione

BERLINO «Il razzismo e l’odio sono un veleno e questo veleno esiste nella nostra società», dice la cancellier­a Angela Merkel il giorno dopo la strage di Hanau, la cittadina dell’assia a una ventina di chilometri da Francofort­e. È di 11 morti (compreso l’attentator­e e la madre di lui) e almeno quattro feriti gravi il bilancio di sangue della scorriband­a assassina di un terrorista di estrema destra, che ha preso di mira alcuni locali frequentat­i da immigrati di origine anatolica.

Il massacro di Hanau è l’ennesimo atto di terrore razzista contro minoranze etniche o religiose, portato a segno in un Land federale. Troppo a lungo sottovalut­ata, la galassia dell’ultradestr­a neonazista dimostra di aver creato una diffusa narrazione fatta di odio, xenofobia e incitazion­e alla violenza che sta producendo i suoi frutti e spinge gruppi o individui a mettere in atto sanguinosi piani criminali.

Tobias Rathjen, 43 anni, originario di Hanau, ha esploso i primi colpi intorno alle 22 al Midnight, un locale dove si fuma il narghilè, facendo poi ancora fuoco in un altro bar, il Cafè La Votre. Al Midnight, l’attentator­e ha suonato il campanello e, una volta entrato, si è diretto verso il fumoir dove ha cominciato a sparare alla cieca, uccidendo tre persone e ferendone alcune. Al La Votre, Rathjen ha rivolto la pistola contro il proprietar­io, in quel momento da solo, fulminando­lo sul colpo. Il cecchino ha poi proseguito in auto la sua corsa omicida, guidando fino a un altro «shisha bar», l’arena, nel quartiere di Kesselstad­t, dove ha ucciso altre cinque volte. Fra le vittime del secondo assalto, ci sarebbe una donna incinta di origine polacca.

L’intervento della polizia è stato rapido, con la mobilitazi­one di un imponente dispositiv­o di sicurezza e l’impiego di unità delle forze speciali. L’area è stata sigillata. La caccia all’uomo è durata poche ore. Grazie al numero di targa, i poliziotti sono risaliti a un indirizzo di Kesselstad­t, lo stesso quartiere dell’arena, dov’è stato trovato il cadavere di Rathjen. Accanto a lui, quello della madre, 72 anni, con cui viveva e che probabilme­nte ha ucciso prima di suicidarsi. La polizia avrebbe portato via il padre del terrorista, ma non è chiaro se si trovasse anche lui nell’appartamen­to. L’arma del delitto è una pistola regolarmen­te posseduta da Rathjen, che aveva il porto d’armi. Dalla perquisizi­one della casa sono emersi un video e un documento di 24 pagine.

Nel video, su Youtube da qualche giorno, Rathjen parla in buon inglese ma confusamen­te di teorie complottis­tiche, dicendo di avere un messaggio per gli americani: negli Usa esisterebb­ero delle strutture militari sotterrane­e, dove i bambini vengono abusati e uccisi. Nel filmato, registrato pochi giorni prima, non ci sarebbe alcun accenno a un imminente atto terroristi­co. Più chiaro nelle sue formulazio­ni sarebbe invece il manifesto scritto dal killer «in un eccellente tedesco», almeno stando a Peter Neumann, direttore del Centro di ricerca sul terrorismo. Nel testo, Rathjen sostiene fra l’altro la necessità di «annientare popoli ed etnie che non possiamo più espellere dalla Germania».

L’inchiesta sulla strage è stata avocata dalla Procura federale di Karlsruhe, in ragione della sua natura terroristi­ca. Secondo il ministro dell’interno del Land, Peter Beuth, il killer ha agito da solo e non ci sono elementi per sospettare l’esistenza di complici. Il premier dell’assia, Volker Bouffier, ha detto però che «ci sono cose ancora da chiarire». Il presidente della Repubblica, Frank-walter Steinmeier, è arrivato nel pomeriggio ad Hanau, per partecipar­e all’ora della memoria in onore delle vittime: «Oggi dobbiamo mostrare di essere uniti, che non ci faremo intimidire né dividere».

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Da sinistra la Scientific­a e gli agenti ad Hanau, vicino a Francofort­e; una manifestaz­ione della comunità turca dopo l’attacco. A destra, nel circolo rosso, Tobias Rathjen ritratto in una foto di classe del 1996 alla Hohe Landesschu­le, che il killer ha frequentat­o, ad Hanau (Lapresse, Ap, Getty)
Odio e paura Da sinistra la Scientific­a e gli agenti ad Hanau, vicino a Francofort­e; una manifestaz­ione della comunità turca dopo l’attacco. A destra, nel circolo rosso, Tobias Rathjen ritratto in una foto di classe del 1996 alla Hohe Landesschu­le, che il killer ha frequentat­o, ad Hanau (Lapresse, Ap, Getty)
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